Davide Rondoni: la poetica dei contrasti

Da Lindapinta

DAVIDE RONDONI a cura di Ninnj Di Stefano Busà

Il suo modulo linguistico non è dei più semplici, appare tale solo di primo achitto per la familiarità a mostrare parole usuali, ma che pure hanno un loro incantamento e quella scorrevolezza di fondo che sanno tradurre la specifica orditura, in assiomi di grande e talentuosa disposizione spirituale. Lo spessore verbale  in un discorso di riferimenti inventivi, sa mantenere la sua ricerca euristica entro guizzi fascinosi e simbolismi mai astratti, ma puntualmente vivificanti entro il nucleo del linguaggio.

Davide Rondoni è il poeta di oggi per eccellenza, calato nel quotidiano vulnus che attizza a quella maestrìa di fondo le sue osservazioni spontanee, ora sottili, ora visionarie: oggetti, luoghi, strade, città, bar, periferie acquistano una loro simbiosi primitiva e reale di luoghi dell’anima. Davide Rondoni si rivela un poeta moderno, ma di quella modernità pensosa e inaspettatamente originale che sa calarsi in una retrospettiva di tempi e sensazioni, operati all’insegna delle sue sagaci e puntuali osservazioni del mondo.

Quello che si evince dalla sua poetica è la persuasiva opera di penetrazione in una scrittura composita che è, al contempo, evocativa di sè medesima e attinge ad un simbolismo e ad un particolarismo suoi propri.

Davide Rondoni è un poeta complesso che sa ingenerare nel lettore quel senso di immaginaria sospensione, quella sorta di frammentarismo che s’interseca con l’oggettuale ritorno di sè agli altri. Gli oggetti, sotto il suo sguardo,s’intersecano, sembrano materializzarsi, prendere forma e vigore, lungo traiettorie immaginarie in cui tutto apparentemente  è  -non poesia-

Invece, di carne e sangue è frammisto il suo verbo e attinge di frequente ad una frammentazione diasporica di sintagmi che si frappone al ricordo, per ritornare alla dimensione di figurativismo e relativismo propri del linguaggio moderno.

Rondoni sa interpretare l’uomo comune, chiuso in un suo labirinto condominiale, alle prese coi problemi e le difficoltà del quotidiano,con la fragilità e l’ossessione del suo percoso solipsistico, colmo dìincognite, di assenze, ma anche avulso da quel metropolitanismo convulso delle grandi città che egli intuisce nel suo immaginario..

Attraverso itinerari abituali: bar, tram, stazioni, autogrill, dove tutto transita senza sosta, corre, percorre, si defila in una sua estraneità ossessiva, fatta di lampeggiamenti , di note stonate, di panni stesi, di velocità, di panorami visionari e non.

Vita, anche quella notturna con la sua incantata necessità di rapportarsi, di narrarsi. Ed è un racconto d’anima quello che  Rondoni fa nelle giornate apparentemente senza storia, ma che hanno la sorvegliata consapevolezza dell’essere lì, ora, sic et ninc: l’uomo vagolante, inconsapevole del suo itinere, incosciente della sua presenza nel mondo attraverso le piccole cose si riscatta, tonifica la sua ingerenza all’esterno, ne coglie i frammeti, fa sua la sua storia in un assemble tortuoso e fobico.

Il poeta percorre in lungo e in largo l’incanto delle mattine ansanti, già affannose alla prima ora… il bar lungo la stazione, i camerieri che trattengono la lucida tunultuosa ilarità del giorno inquieto, e poi i sogni, l’amore, la vita quale appare dai lacerti di dolore e dal pensoso “repescage”

Proprio dal rimestare la luminosità delle percezioni-suggestion che si evidenzia l’Ulisside che è in lui. Sempre alla ricerca di se stesso, di un’Itaca lontana, un viaggio all’interno di sé, nei mattini bitumati dal dolore, dalla noia, alla ricerca di ciò che può essere il mezzo e non il fine per giungere alla verità “oltre”: una verità inamovibile e affrancata da remore metafisiche, quasi opaca, annoiata, ma tremendamente incantata dinanzi al mistero dell’essere.

I luoghi familiari gli consentono d’interpretare l’esistenza con grande maestrìa e far rivivere attimi scialbi con l’intensa luce della fantasia. Un’esistenza parallela si diparte dal poeta per raggiungere la trasfigurazione lirica di un paesaggio endemico, che chiude in un cerchio gli oggetti in una sua impalpabile aurea.

Il suo lirismo combacia col realismo sinergico delle sue emotività, si appropria di una tensione emotiva che è in Rondoni il suo “alter ego” .

Il poeta non si lascia mai irretire da sperimentalismi aberranti, nè trovano posto in lui gli intellettualismi un po’ demodé della neoavanguardia letteraria. Rondoni è un mostro sacro del linguismo che riposa in un suo “subliminale” entroterra cilturale, pure se, a volte, gliaciale: momento individuale che appartiene solo a se stesso.  Per il resto penserà la Storia a collocarlo nei podii alti di un gradimento che, della contemporaneità ha il gusto, la sagacia e i toni, mostrando a chi lo legge la maestrie delle sue doti poetiche comunicative e condivisibili in tutti i suoi lavori letterari..

Ninnj Di Stefano Busà


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