Facciamo il caso che un’autrice abbia un’idea, una storia da raccontare. Nessuna landa desertica, nessun paesaggio sconfinato. Non la storia di un supereroe e i suoi super problemi. Semplicemente la storia di una ragazza: Martina, appena maggiorenne, una famiglia della media borghesia bresciana alle spalle, le sue amicizie a volte complici, a volte superficiali e distanti.
Ma una storia comincia da una contraddizione, dall’opporsi di forze parallele. In questo caso è la quotidianità stessa della protagonista, i suoi ritmi cadenzati, le ore perse, le abitudini, i rapporti scontati, che creano lo scacco e muovono gli eventi.
Può funzionare una storia del genere nello scenario del fumetto italiano? È possibile trovare un editore disposto a rischiare sulla pubblicazione di una storia ambientata in terra italica dalle tematiche tipiche degli shojo manga?
L’idea diventa condivisione e coinvolge sempre più persone disposte a crederci: Matteo Bussola alla cura grafica della serie, Oscar Celestini alla supervisione e ai colori, Manfredi Toraldo all’impaginazione e lettering e Thomas Pistoia alla realizzazione del sito, con qualche dritta di Marco “Makkox” D’Ambrosio .
Nessun nome celebre viene chiamato alle matite a fare da traino e, per comporre il parco dei disegnatori, viene indetta una vera e propria audizione che parte da un annuncio sui social network. Sono in duecento a rispondere, proponendo le loro tavole di prova: ne viene fuori una squadra di giovani professionisti non ancora affermati.
In sei tavole, con cadenza bisettimanale cominciamo a conoscere i protagonisti. Martina appare apatica, insoddisfatta, incapace di riconoscere il valore delle cose che ha e della sua vita facile. Intorno a lei c’è la famiglia, un fidanzato, le amicizie, l’università. Le giornate della ragazza, passano nella noia, cercando di sfuggire ad ogni responsabilità. I genitori, cominciano a preoccuparsi, pongono domande a cui la protagonista sfugge o dà risposte inadeguate… scene di un normale scontro generazionale che sfocia in una sfida, lanciata dal padre, Fausto, che con 20000 euro spinge la figlia ad andarsene per provare ad arrangiarsi da sola. Martina prende i soldi e va via sbattendo la porta più per orgoglio che per convinzione. Prende un treno verso Milano. La nostra eroina del quotidiano, si ritrova sola ad affrontare i problemi reali, giorno per giorno incontra nuove persone e la storia si fa corale, la fine di ogni puntata mostra come la cifra di 20000 euro si assottigli, un countdown che scandisce ogni passaggio che Martina compie verso l’indipendenza. Il banale del quotidiano sorprende, la storia incontra consensi, riesce a creare suspance fino all’attesa per le vicende future. I tempi della narrazione hanno un preciso e voluto ritmo interno, determinato dall’impostazione delle tavole, spesso libere e adattate di volta in volta a seconda del passaggio narrativo. Episodio dopo episodio conosciamo i tratti e gli stili di ogni disegnatore con piacevoli scoperte di bravura e originalità.
Davvero n.1 in edicola
La serie riprende le vicende di Martina dall’inizio ma, rispetto alla versione on line, aggiunge elementi nuovi definendo in modo più dettagliato i personaggi e le loro motivazioni. La prima pagina mette il lettore davanti al fatto compiuto, Martina esce sbattendo la porta di casa. Da questo momento i tempi del racconto si dilatano e contraggono.
Si dilatano nell’introdurre i personaggi di contorno, le loro vite, i contesti da cui la protagonista si sta allontanando, attraverso dei fermo immagini in stile foto polaroid che ne fissano sguardi ed espressioni come ad illustrare i pensieri davanti agli occhi del lettore.
Si contraggono a partire dal flashback che introduce la madre, e il lettore, all’accaduto, in un vortice che porta il lettore a conoscere la reazione di ciascun personaggio. Ogni cambiamento è scandito dai pensieri della ragazza, che riscopre un mondo dai paesaggi a lei sconosciuti, fino all’arrivo nell’appartamento in cui il ritmo si fa sincopato e si identifica con i volti dei nuovi protagonisti, con le porte che chiudono stanze sconosciute. La casa diventa luogo di grande tensione narrativa, claustrofobico e caotico.
Ritroviamo in questo primo numero un rapporto interno strettissimo tra la scrittura e i disegni, una regia meticolosa che li fonde piegandoli alla scansione temporale e ritmica della storia.
Nonostante il numero maggiore di tavole in cui si dipana la vicenda rispetto alla versione web, il cartaceo mantiene un ritmo interno incalzante strettamente legato alla funzione disegno. Il lavoro di Trono contribuisce alla creazione di un’attesa da soddisfare che accompagna il lettore pagina dopo pagina. L’uso del chiaro scuro, cambi tonali, tavole libere fino alla splash page, inquadrature quasi filmiche, danno alla storia ritmo e profondità. Ogni vignetta contribuisce a delineare i personaggi e i loro stati d’animo.
Davvero conferma nella sua versione cartacea una lavoro attento e curato in ogni dettaglio che diventa riferimento e rimando e contribuisce a costruire una storia che va ben oltre i discorsi sul genere e i suoi target. A un’analisi attenta notiamo come il fumetto di Paola Barbato coinvolga un pubblico vario per età, sesso, condizione sociale e lavorativa. Basta vedere le pagine Facebook dedicate o la stessa pagina della scrittrice. Un tale successo è da ricercare appunto nei diversi aspetti di un vero e proprio progetto per certi aspetti innovativo che si presta a diversi livelli di lettura.
La storia di Martina si espande nel reale virtuale con i profili dei personaggi su Facebook aggiornati quotidianamente in rapporto allo svilupparsi della vicenda. Il lettore è chiamato in causa per ricostruire i vari tasselli del puzzle, ma non solo. In un uso disinibito del Web, sempre il lettore esprime giudizi in un rapporto costante con la scrittrice e i disegnatori, dai quali è chiamato in prima persona a definire i personaggi e caratterizzarli. Il lettore diventa così elemento fondamentale della produzione artistica, se ne sente coinvolto e parte in causa, ne è promotore, e questo rapporto diventa veicolo promozionale della serie nel reale. È il pubblico che volontariamente distribuisce le locandine nelle edicole e testimonia la diffusione del fumetto con foto e video.
In questo aspetto credo che ci sia un tratto di grande innovazione e originalità che contraddistingue Davvero, e una “lezione” da imparare: modalità nuove di comunicazione e un modo efficace di dialogare con il pubblico creando relazioni e rete tra tra le persone, usando appieno tutte le potenzialità del web.
Nel dibattito sulla comunicazione in ambito culturale spesso ci si riferisce all’importanza di una costruzione reticolare tra persone e competenze e istituzioni, e si vede in questa una possibile soluzione alla crisi economica.
Il fumetto Davvero mette in atto questa pratica senza perdere la propria identità artistica ma anzi creando continuamente valori aggiunti. Non rendersi conto di questi aspetti, o non dargli la giusta importanza significa, secondo me, perdere un’occasione fondamentale di innovazione per il mondo del fumetto nostrano.
Abbiamo parlato di:
Davvero n.1 – Cambiamenti
Paola Barbato, Walter Trono, Andrea Meloni
Star Comics, novembre 2012
96 pagine, brossurato, bianco e nero – 2,90 €
Davvero su Lospaziobianco:
- l’appello di Paola Barbato per disegnatori e coloristi (qui)
- la recensione dei primi numeri online (qui), di Ettore Gabrielli
- una analisi approfondita sul genere (qui), di Marco Foti
- la fine della versione online (qui), di Davide Occhicone
- intervista a Mario Del Pennino (qui), disegnatore di due puntate della versione online
- intervista a Antonio Lucchi (qui), disegnatore del numero due della Star Comics, in uscita a dicembre
- intervista a Walter Trono (qui), disegnatore del numero uno della Star Comics
Il sito dell’editore Star Comics
Il sito del fumetto Davvero
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