Sul tema del consumo di suolo è intervenuto l’INU, l’Istituto Nazionale di Urbanistica, che ha posta l’accento sull’importanza del ddl ma ha anche sottolineato la necessità di una Riforma del governo del territorio, indispensabile. Sulla cultura geologica in Italia è intervenuto invece Graziano, Presidente dei Geologi, che ha definito drammatica la situazione nel nostro paese.
Per quanto riguarda l’INU e la questione del consumo di suolo, sono forti le dichiarazioni del Presidente Silvia Viviani. La discussione pubblica sul tema del consumo di suolo, innescata dai lavori parlamentari sul ddl che dovrebbero consegnarci l’approvazione di una legge così centrale per la difesa del territorio, è un fatto molto positivo. Che su temi così importanti si concentri l’attenzione dell’opinione pubblica, dei professionisti e degli amministratori rivela finalmente la generale presa di coscienza della loro centralità.
Tuttavia, è bene chiarire da subito che caricare di eccessive aspettative e di contenuti il provvedimento sul consumo di suolo sarebbe un errore. Esso infatti non può sostituirsi a una Riforma del governo del territorio, la cui necessità è evidenziata una volta di più dalla discussione sul nuovo Titolo V della Costituzione, che dovrebbe portare a un nuovo assetto di livelli di governo in materia urbanistica.
Sarà necessario fare in modo che la legge nazionale sul governo del territorio assuma il ruolo di cornice-coordinamento per tutte le politiche locali in materia di governo del territorio: dovrà fissare gli strumenti per la sostenibilità ambientale ed economica della riqualificazione urbana e territoriale.
La legge sul consumo di suolo dovrebbe invece concentrarsi sull’obiettivo di fornire comportamenti e parametri da utilizzare poi nelle politiche urbanistiche ordinarie, affinché sia praticata la rigenerazione urbana e siano protetti i suoli integri. Dunque un primo passo di un progetto Paese complessivo che consenta di migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle popolazioni.
In questo senso il disegno di legge sul consumo di suolo non deve essere un provvedimento a carattere difensivo ma un sostegno a politiche corrette e integrate, che non sono solo quelle urbanistico-edilizie. Il provvedimento va arricchito semmai di contenuti ambientali, perché vi si possa attingere per garantire che tutte le attività umane sui territori garantiscano le funzioni ecosistemiche dei suoli.
L’INU conferma la necessità del progetto urbanistico e delle azioni di governo delle trasformazioni territoriali, non separabili da un’idea di società e ribadisce sostegno e contributo a una road map che consenta di raggiungere obiettivi quantitativi (zero consumo di suolo nel 2050) e qualitativi (città risanate, intelligenti e inclusive; territori produttivi e sicuri).
La situazione della cultura geologica in Italia del resto non è delle migliori e occorre tenere presente che anche questo, purtroppo, è un ostacolo al cambiamento e alla Riforma.
“Drammatica situazione della cultura geologica in Italia. Nella giornata mondiale della Terra ci si interroga sul futuro del nostro pianeta, da cui dipende non solo la nostra vita, ma anche la sua qualità. Nella fondamentale relazione Uomo-Terra, appare sempre più necessaria l’azione di coloro i quali, i geologi tra questi, sono in grado di rendere positivo questo rapporto” ha affermato Gian Vito Graziano Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi.
“Nonostante le prerogative culturali e il potenziale contributo che le discipline geologiche possono fornire, siamo costretti ancora una volta a lanciare l’allarme per la drammatica situazione della cultura geologica in Italia, caratterizzata da una drastica diminuzione di docenti di Scienze della Terra, dal rischio di estinzione di molti dipartimenti di Geoscienze e da una grave disattenzione per le istanze di sicurezza che provengono dalla comunità geologica. Il ridimensionamento della ricerca scientifica comporta un rallentamento della crescita, se non addirittura, come sta accadendo di questi tempi, un vero e proprio decadimento culturale” prosegue.
E conclude: “Vorremmo che crescesse nell’opinione pubblica la consapevolezza che un Paese senza Scienze della Terra non potrà mai programmare un futuro di sicurezza e di rispetto ambientale”.
La lotta contro il consumo di suolo e il dissesto idrogeologico non è quindi solo una lotta per una buona Riforma del governo del territorio ma è anche una questione di cultura.