9 dicembre 2015 Lascia un commento
L’artista arrivo’ nel capoluogo emiliano nel 1915, prestando servizio nell’esercito. L’idea di una pittura astratta eppure descritta attraverso simboli e immagini concrete e ben delineate, gli giunse qualche anno prima a Firenze ma e’ nel periodo ferrarese che si sviluppo’ nel pieno delle sue potenzialita’ e non soltanto pittoriche. Fu proprio a Ferrare che de Chirico conobbe Carlo Carra’ e con lui intraprese un percorso comune e reciproco di scambio stilistico ma soprattutto intellettuale anche grazie ad un provvidenziale ricovero che prescriveva come cura il coltivare delle proprie passioni. L’idea stessa della metafisica si consolido’ attraverso il perfezionamento continuo di una forma che non si risolve nella rappresentazione pur essendo perfettamente leggibile nei singoli elementi ma da decifrare nel suo insieme. Ogni suo quadro e’ un rebus composto da elementi ricorrenti, personali, ambientali e letterari come cellule grammaticali da assemblare per un discorso compiuto eppure infinito al quale si aggiungono e si raggiungono, risultati sempre nuovi. Il fascino che suscita ancora oggi la pittura di de Chirico e’ tutta qui, nel piacere di scoprire sempre cose nuove anche dopo molti anni e occasioni di studio. In mostra troviamo il de Chirico che amiamo di piu’ e diciamocelo, il migliore. Opere da catalogo, tutte, da i quadri nei quadri ai manichini. Colpevolmente assenti le piazze e chissa’ da che e’ dipeso. voglio dire, visto che gia’ la fondazione Magnani Rocca aveva fatto un prestito, tanto valeva farsi prestare la splendida piazza in loro possesso.
Grande affluenza di pubblico per un successo meritato e di cio’ mi congratulo. Ancora una volta il Palazzo dei Diamanti si dimostra una sede superba e c’e’ da lodare per i curatori non soltanto per l’impianto espositivo ma per l’ambiente sempre ben curato, temperatura ideale e illuminazione perfetta, tra le migliori in assoluto.
Un ultimo appunto: in occasione della mostra "La rosa di fuoco" ebbi un cortese scambio di battute con un responsabile in merito al fotografare le opere, un importante veicolo pubblicitario a mio dire, vincolato da obblighi mi disse in risposta. Ebbene con molta intelligenza e organizzazione, il vincolo rimane ma escluso su certe opere libere di essere fotografate. Lo trovo un giusto compromesso che tutela tutti e permette nel contempo di raccontare meglio la propria esperienza e di questi tempi 2.0 e’ una mossa saggia. Bravi, bravi, ancora bravi e complimenti.
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