De-istituzionalizzazione 40 anni dopo: un convegno a Vicenza.

Da Davide

16 NOVEMBRE 2012. PALAZZO OPERE SOCIALI. ORE 9.00-17.00.

Piazza Duomo 2, Vicenza. Ingresso gratuito con buffet
offerto dall’A.I.A.S.

L’iniziativa nasce da una preoccupazione: si sente
discutere di riforma della legge 180, si prospettano soluzioni residenziali di
tipo totalizzante (h. 24), si riscontrano difficoltà sostanziali nella gestione
dei servizi alla persona percepiti come frammentati.

Dopo 40 anni di processo de-istituzionalizzante, dove stiamo andando? Quali criticità affrontiamo?

Che problematiche si pongono ad oggi rispetto gli obbiettivi di inclusione ed
integrazione, nonché in riferimento  alle
barriere culturali e di altra natura che ostacolano la promozione di un
concetto innovativo di salute proposto dalle organizzazioni internazionali
O.M.S. ed O.N.U.?

Per cercare di riflettere e confrontarsi su queste tematiche sono stati pensati i seguenti interventi:

    • il primo intende affrontare il tema delle paure
      che possono creare distanze e barriere mentali, che esitano in chiusure
      relazionali fonte di una sofferenza profonda e lacerante, l’angoscia intesa
      come “dolore vissuto in solitudine” (M. Heidegger). La formazione delle equipe impegnate nelle attività terapeutiche o in generale nelle relazioni di cura
      (aree della salute mentale, delle disabilità e della tutela del minore) come
      risorsa per ovviare a fenomeni di riduzionismo e semplificazione eccessiva del
      rapporto tra persone quando una di esse esprima un bisogno specifico di sostegno.
    • il secondo intervento propone un report di
      ricerca frutto di una analisi emozionale testuale di una serie di interviste
      svolte con familiari di persone che utilizzano servizi diurni e residenziali
      nelle aree delle disabilità complesse con particolare riferimento al ritardo
      mentale con disturbi del comportamento e ai disturbi generalizzati dello
      viluppo. L’ascolto della famiglia e la presa in carico del cliente famiglia
      come risorsa e potenzialità nella progettazione con la persona del proprio
      progetto di vita. Il sostegno alla rete delle relazioni primarie per ovviare ai
      fenomeni correlati al trauma del distacco, competizione educativa etc.
    • il terzo contributo vuole dare fiducia ed
      infondere coraggio al sistema dei servizi territoriali per la salute mentale.
      Portare l’esperienza di Trieste in termini di successi e ragionare sulla
      convenienza, anche economica, di alcune scelte strategiche nella organizzazione
      della rete dei servizi ci sembra una occasione di confronto attorno alle buone
      prassi che sia fondata sulle evidenze scientifiche che la comunità
      internazionale riconosce all’Italia e in particolare al territorio che ha
      sperimentato e sviluppato una concezione innovativa e virtuosa della cura oltre
      che aver analizzato puntualmente dinamiche viziose inerenti.
    • il quarto contributo racconta di un luogo della cura nuovo, di un principio tanto
      semplice quanto efficace di percorso riabilitativo. Si tratta di una
      sperimentazione coraggiosa, che ha il valore di affrontare una problematica
      molto complessa, la presa in carico e la progettazione con la persona nell’area delle urgenze psichiatriche in età evolutiva. Favorire la normalizzazione inserendo una persona con vissuti traumatici molto pesanti in un contesto molto stimolante particolarmente attento alla peer education. Mostrare e dimostrare coesione per compensare vissuti di frammentazione e sintomatiche dissociazioni.
  • il quinto contributo intende fare il punto della
    situazione riguardo il processo di integrazione ed inclusione nelle scuole.  Nelle scuole si giocano le possibilità di valorizzazione della divergenza, ma spesso le risorse insufficienti, nonché le difficoltà di comprensione rispetto schemi comportamentali disfunzionali vissuti come disturbanti creano spaccature che radicalizzano ancor più la
    dicotomia normale-anormale. Il lavoro di rete con gli specialisti può fornire
    un indispensabile supporto se non vengono fraintesi gli strumenti diagnostici e
    strumentalizzate le categorie.

Il filo conduttore è “cosa serve per supportare i
nodi della rete curante” nel processo di integrazione-inclusione: la formazione
per gli operatori, una presa in carico globale per la famiglia, strategie di
progettazione per i servizi, innovazione per i nuovi bisogni e orientamento per
le agenzie scolastiche. L’intento del convegno è di ragionare sui rischi ma
favorendo un confronto di tipo propositivo. Il poster cerca di invitare a
questa riflessione: cosa costa di meno, l’istituto o le realtà riabilitative?
Le foto in bianco e nero mostrano il peso anche economico di alcune scelte.

Questa iniziativa è nata dalla volontà di un
rappresentante storico della sezione San Bortolo A.I.A.S. di Vicenza, che
nell’occasione del quarantennale anziché organizzare un evento di sola natura
celebrativa, ha voluto dare un significato anche pratico a quella mission storica
delle prime associazioni che si sono occupate di riabilitazione: come sostenere
la progettazione nel complesso processo di de istituzionalizzazione.

A  Vicenza A.I.A.S. ha scelto di integrarsi con
una realtà cooperativa Il Mosaico per diventare MeA, Mosaico e AIAS. Nella
gestione di servizi alla persona con disabilità complessa (innesto psicotico in
diagnosi neurologica) è arrivata a sperimentare nuove forme di progettazione,
anche nelle aree della salute mentale e della neuropsichiatria (urgenze
psichiatriche in età evolutiva).

Uno spazio sarà riservato anche alla commemorazione di
alcune figure storiche impegnate nella integrazione-inclusione, provenienti
dalle prime realtà associative: A.I.A.S. e A.N.Fa.S.

Matteo Maria Bonani (coop MeA) e Vittorio Corradi (A.I.A.S.)


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