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De Laurentiis (Confindustria Radio Tv): “Basta privilegi per i giganti del web”

Creato il 11 giugno 2014 da Nicola933

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I giganti del web capitalizzano guadagni «senza sottostare alle regole degli editori tradizionali» e «restituiscono pochissimo al sistema Paese in occupazione e tasse. Noi chiediamo di poter competere ad armi pari con regole nuove ed eque». Così il presidente di Confindustria Radio Tv, Rodolfo De Laurentiis, all’assemblea annuale. «Di fatto i nuovi operatori Over The Top competono sullo stesso campo degli operatori radiotelevisivi tradizionali – ha aggiunto De Laurentiis -: il tempo e l’attenzione dell’utente, capitalizzando sui proventi pubblicitari e sulla vendita di contenuti. Senza però sottostare a tutte quelle regole che si sono stratificate nel tempo per gli editori radiotelevisivi, tra cui: tetti alla pubblicità obblighi di informazione imparziale, completa ed obiettive; obblighi di par condicio finalizzati a dare ampio rilievo a tutte le espressioni politiche; obiettivi di promozione delle opere europee attraverso quote di investimento e trasmissione prestabilite». «I nuovi competitor si chiamano Apple, Google e YouTube, Netflix, Amazon, Yahoo, Facebook, e Twitter, per citarne alcuni – ha proseguito De Laurentiis -. Nel settore televisivo hanno un impatto forte anche un altro tipo di operatori OTT, i costruttori di apparati televisivi: i portali proprietari delle smart TV si configurano in sistemi chiusi e indicizzatori con impatti delicati sotto il profilo dell’accesso ai contenuti e della pubblicità. Si tratta di operatori inediti per dimensioni, internazionalizzazione, sviluppo e tasso di innovazione, spesso impegnati in un’aggressiva politica di acquisizioni resa possibile dai risultati di bilancio, l’alta capitalizzazione di borsa e la liquidità disponibile». De Laurentiis ha ricordato che «Apple ha fatturato nel 2013 170 miliardi di dollari: 35 volte il fatturato di Mediaset. Google 60 miliardi di dollari, 17 volte. La capitalizzazione in borsa di Apple è oggi comparabile alla metà del valore complessivo della borsa italiana, ma in alcuni momenti in passato lo ha equiparato».


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