De Lorenzo e il golpe “democratico”

Creato il 09 dicembre 2013 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

Oggi, 9 dicembre, è l’”anniversario” del cosiddetto “Golpe democratico organizzato dal generale Giovanni De Lorenzo. Ripercorriamone la storia.

Il 15 Aprile 1967  veniva destituito il generale dei carabinieri Giovanni De Lorenzo accusato di aver tentato nel 1964, con il beneplacito dell’allora Presidente della Repubblica Antonio Segni, l’attuazione del “Piano Solo“, un progetto che tendeva  con un colpo di stato a instaurare in Italia un regime militare autoritario.

È stato storicamente accertato che  il “Piano Solo” era stato ideato e pianificato per contrastare l’ingresso dei socialisti nella maggioranza governativa dell’Italia. E questo era il timore di quanti non volevano uno spostamento a sinistra dell’orientamento politico italiano, sino ad allora ben saldo nella mani della Democrazia Cristiana. Ma andiamo con ordine. La prima esperienza di un governo di centro sinistra con la partecipazione del PSI risale al 1963. Dopo le elezioni politiche, fu Aldo Moro a ricevere l’incarico dal presidente Segni di formare un nuovo governo. Ma la prima esperienza di centro sinistra in Italia ebbe vita difficile e breve, frutto anche delle tensioni che ne precedettero la costituzione. Inizia qui l’attività occulta del  generale De Lorenzo. Una vera e propria attività extraistituzionale per un colpo di stato, che tendeva a bloccare questo processo politico che preoccupava anche l’allora Presidente della Repubblica Antonio Segni. Iniziò cosi la predisposizione del piano che avvenne esclusivamente all’interno dell’arma dei Carabinieri, di cui De Lorenzo ne era comandante generale. Inoltre, dalla copia del piano acquisita dalla commissione stragi della dodicesima legislatura presieduta dall’on. Giovanni Pellegrino, emergono ordini di occupazione delle sedi di uffici governativi, dei più importanti centri di comunicazione, delle sedi dei partiti di sinistra e dei giornali a essi più vicini, cosi come le sedi di radio e televisione nazionale.

Sono moltissime le ipotesi  che portano a dei collegamenti tra questo tentativo di colpo di stato e gli Stati Uniti d’America. William Colby, capo della CIA dal 1973 al 1976, ammise pochi anni prima di morire che sin da 1948 la possibilità di una presa del potere del PCI in Italia preoccupava molto gli ambienti politici a Washington. Ed era questa paura che portò alla creazione dell’Office of Policy Coordination, che dava alla CIA la possibilità di intraprendere operazioni politiche, propagandistiche e paramilitari segrete. Nel delineare lo scacchiere internazionale nel quale veniva a trovarsi l’Italia, appare chiaro che una politica analoga a quella degli USA veniva fatta in Italia da chi temeva che l’asse politico italiano si spostasse prima sui socialisti per arrivare successivamente ai comunisti. La “logica di Yalta”, per cui l’Italia doveva restare sotto l’influenza americana, era il fulcro di tutta la politica, non solo estera ma anche di quella interna.

De Lorenzo nel 1964 era, attraverso dei suoi uomini di fiducia, a capo del SIFAR (Servizio informazioni forze armate). Era questo il servizio segreto delle forze armate, fondato il 30 Marzo 1949 con una circolare del ministero della difesa. Questo servizio segreto fu il primo a essere formato in Italia nell’immediato dopoguerra e la sua nascita fu strettamente controllata dagli Stati Uniti. La sua struttura comprendeva varie sezioni, come il Servizio informazioni operative e situazione, che era  alle dirette dipendenze dei capi di stato maggiore dell’esercito, della marina e dell’aviazione. Il SIFAR. sarà guidato dal generale Ettore Musco dal 1952 al 1955. A Musco succedette lo stesso De Lorenzo, che restò ufficialmente a capo del servizio sino al 1962.

Lo stesso SIFAR nel 1965 finanziò un convegno presso l’Hotel romano Parco dei Principi, dove venne teorizzata la “strategia della tensione” come elemento fondamentale per combattere l’avanzata delle sinistre. Vi parteciparono giornalisti, politici, militari e varie persone vicinissime all’estrema destra italiana, come: l’On Malagodi, Giorgio Pisanò, Gino Ragno, Guido Gonella, Giuseppe Dell’Ongaro, Pino Rauti, Stefano Delle Chiaie e Guido Giannettini. Questi ultimi due saranno successivamente coinvolti nelle indagini sulla strage di Piazza Fontana.

Sono solo alcuni dei nomi dei partecipanti a quel convegno, ben diretto dallo stesso De Lorenzo. L’opinione pubblica venne a conoscenza di tutto questo grazie ad un’inchiesta giornalistica de “L’Espresso” del 1967. Un’ inchiesta scritta e redatta dall’allora direttore del settimanale Eugenio Scalfari e dal giornalista Lino Jannuzzi, che furono querelati da De Lorenzo e condannati rispettivamente a 15 e 14 anni di reclusione per diffamazione. Chi chiese per loro l’assoluzione fu il pubblico ministero Vittorio Occorsio, che aveva anche chiesto che fosse tolto il segreto di stato sui documenti inerenti al SIFAR. Occorsio sarà successivamente assassinato a Roma il 10 Luglio 1976 dal terrorista nero Pierluigi Concutelli, appartenente a Ordine Nuovo.

Sulla figura di De Lorenzo si sono successivamente scritte e dette tante cose. Come quelle recenti del giornalista Mimmo Franzinelli, che in un suo libro ha affermato che il golpe era stato sopravvalutato e che gli americani erano decisamente contrari alla sua attuazione. In ogni caso, il nome di De Lorenzo e del “ piano Solo” restano ancora scritti nero su bianco nelle pagine più oscure della storia repubblicana.


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