La storia di come è nato, l’aveva già raccontata l’anno scorso. E va detto che – al suo secondo anno di esistenza (primo come attività ufficiale, inserito nella programmazione scolastica) – il CinemaScuola era andato molto bene. Una ventina di film visti, una frequenza attivissima, la sperimentazione di una gestione telematica che è agile, intelligente e soprattutto partecipe (tanto che la ‘povna l’ha esportata in tutte le sue classi insieme alla didattica tradizionale), nuovi amori, affetti, amicizie: il confronto, relativamente capillare, tra alunni di età variegata, e ancora più coloratissima opinione.
Proprio per questo – nonostante il suo impegno a non farsi vampirizzare l’anima – la ‘povna sapeva che questo progetto l’avrebbe mantenuto anche quest’anno, con ciò inaugurando il primo dei pomeriggi che, di abitudine (e, lo sottolinea, come dovrebbe essere prassi, normata e controllata per tutti), lei non ha paura di passare a scuola.
Così questa estate, in uno dei giorni di attesa per i risultati degli scritti dell’Onda, la ‘povna aveva invitato a pranzo la Testarda, con la scusa della prima visita alla casa nuova. Come si ricorderà, infatti, il CineScuola (unico tra tutti i moltissimi) è un laboratorio che si è costruito dal basso: e proprio per questo la sua organizzazione (dai contenuti, ai fogli per iscriversi) viene gestita dal cosiddetto “gruppo storico”; che coincide con le bimbe dell’Orda (la Testarda, appunto, e poi Campanellino e la Timida) – al loro ultimo anno di studi superiori.
“Allora, prof., che facciamo per l’anno prossimo?”.
“Ragioniamoci un po’, cara. Le possibilità sono tante; anche se a me piacerebbe farvi vedere almeno un paio di cose che sono uscite quest’anno” – pausa – “Lo, sai, tra l’altro vi potrebbero essere utili, anche in vista dell’esame di Stato”.
“Bello, prof.” – aveva obiettato lei – “però, tutto l’anno?! Secondo me non basta a creare un tema organico. Perché non pensiamo invece alla storia di un genere? In fondo, avrebbe un suo giusto e compiuto senso, dopo un percorso monografico su un solo autore”.
Non era mal pensata, la proposta. E da lì sono partite entrambe. Alternando i mesi del gran caldo con una serie di e-mail e di progressivi aggiustamenti. A settembre, poi, quando si sono riviste, hanno aperto la discussione a Campanellino e la Timida (che hanno, a loro volta, approvato e calibrato il tutto). A quel punto, i loro compiti si sono divisi con chiarezza. Da un lato la ‘povna, a scrivere le scartoffie per la commissione “Offerta formativa”, da fare approvare al collegio dei docenti. Dall’altro le bimbe si sono sguinzagliate nelle classi, armate di penna, elenchi e moduli, a caccia di adesioni.
Tutte e quattro hanno fatto bene i compiti. E così domani, 15 ottobre, il CineScuola riapre le sue porte, alle 14.15, con la prima proiezione (un grande classico), che inaugurerà il ciclo 2012/2013, dedicato al cinema “de paura”.
Sarà un percorso sulla storia del genere (e sulle sue ascendenze letterarie, nel fantastico Ottocento); sarà un percorso sulle sue varianti (di autore e popolari); spazierà tra geografie diverse, e diversi e articolati mondi – con ciò provando a spiegare a quei volti così giovani in che modo, e con che senso, l’horror si proponga come rielaborazione perturbante delle paure sociali della società contemporanea. Ogni tanto, hanno deciso, il tema principali si aprirà a contenere una variante, nella forma di un “Film evento” (preso dall’attualità recente – e che dovrebbe fornire loro qualche spunto in vista della maturità futura).
Poiché la scuola non ha praticamente nulla, a livello di videoteca di riferimento, il “gruppo storico” dovrà fornire i materiali dal basso (tra biblioteca e noleggio – e in questo ambito ha promesso il suo contributo fiancheggiante Steerforth, che pure, per paura dell’esame a giugno, e di una serie di altri impegni, ha deciso di non frequentare). Hanno detto che faranno una capatina, all’occorrenza, Mafalda, e pure Esagono (Anche se, ‘povna, proprio de paura li dovevi scegliere?”; “A parte che non ho scelto, abbiamo scelto, dal basso; e poi non credevo che potessero spaventarsi, gli ingegneri!”).
Il “gruppo storico”, agilmente, si organizza, progettando, per ogni settimana, torte e chiacchiere. La ‘povna dal canto suo sorride. E, una volta di più, pensa a tutti quei piùcheretti che – sono passati giusto giusto due anni – sentenziavano il loro moralismo di fronte a “questi studenti che non sanno cosa vogliono, quando si mettono a okkupare”.