De pen is on de teibol ovvero l’utilità di studiare l’inglese

Creato il 17 luglio 2015 da Propostalavoro @propostalavoro

Ah, se l'avessi ascoltata: "Dai retta a mamma tua – ti diceva – vai a fare uno di quei corsi di inglese all'estero Kaplan, quelli delle vacanze studio, ché l'inglese oggi te lo chiedono tutti…guarda, ci sono pure i pacchetti last minute".

Tu, invece, che già ti vedevi in spiaggia a Ibiza, al secondo mojito, manco ti eri mai posto il problema che il tuo inglese superasse, a malapena, la parola "playstation".

Ah, la saggezza di mammà…che ora, nel momento del dramma, ti ritorna in mente. Eppure, era iniziato tutto così bene: "il suo profilo è perfettamente in linea con la nostra ricerca, sarebbe disposto ad effettuare un colloquio presso la nostra sede?", ti aveva chiesto il selezionatore. "Naturalmente, sono disponibile" e avevi passato i successivi cinque minuti al telefono, a fissare l'appuntamento, in modo assolutamente formale e professionale.

Messa giù la chiamata, però, vai di festeggiamenti: cori da stadio, con tanto di ola, urlo di Tarzan con 12 tonalità diverse e quadruplo salto mortale nel cerchio di fuoco, bendato e senza rete, suggerivano allo spettatore il tuo livello di felicità. 

Finalmente, dopo mesi di penuria, come un greco al bancomat, avevi ottenuto un colloquio di lavoro. Andiamo a Berlino!

Il giorno dell'appuntamento ti sei presentato pettinato, sbarbato, inamidato e incravattato, più figo di James Bond, più tirato a lucido di Cristiano Ronaldo e tutto sembrava svolgersi come nei tuoi sogni, senza la valletta in bikini, però: tra una battuta e l'altra, sparavi a raffica esperienze e conoscenze, che ti rendevano perfetto per quel posto. Il selezionatore, ammaliato dalla tua presenza e dal tuo sorriso a 3.849 denti, sembrava pienamente soddisfatto.

Tutto filava liscio e perfetto, ma a un passo dalla bandiera a scacchi, a un millimetro dal podio, con la magnum di champagne già in mano, la tragedia: "Bene, un'ultima domanda – aveva detto il selezionatore -: sai, questa è un'azienda a vocazione internazionale, perciò, dimmi, qual è il tuo livello di inglese?".

La tua salivazione raggiunse il livello di aridità del Sahara il giorno di ferragosto, mentre il tuo colorito virava verso il perlaceo cadaverico e tu ti sentivi come un cerbiatto abbagliato dai fari di un tir, lanciato a 300 km orari.

Con la mente ormai fuori controllo, più confusa delle teorie di Adam Kadmon, torni a quel giorno fatale, quando ti trovasti a scegliere tra la vacanza alcol&divertimeno a Ibiza e la vacanza studio a Londra Kaplan, come ti diceva mammà. Ah, se le avessi dato retta. E invece…

Disperato, attingi alle briciole di ricordi del tuo inglese scolastico ed abbozzi un timido e confuso “de pen is on de teibol” maccheronico. Il selezionatore, con un sorriso degno del Joker (ah, ecco cos'era quella strana sfumatura verde), ti risponde sadicamente: "le faremo sapere".

Danilo