cast: Danny Trejo – Mickey Rourke – Anthony Michael Hall - Dina Meyer - Catalina Grama - Edward Akrout - Daniel Lapaine
regia: Roel Reiné
soggetto e sceneggiatura: Shane Kuhn - Brendan Cowles
fotografia: Roel Reiné
musica: Hybrid
durata: 95 min.
Guerrero Hernandez (Danny Trejo) è un cazzutissimo pistolero a capo di una banda di altrettanto cazzuti fuorilegge che seminano morte e terrore nel Far West. Dopo aver liberato il fratellasto Red ( un Anthony Michael Hall ovviamente cazzutissimo anche lui), condannato a morte per le sue efferatezze, Guerrero si lascia convincere dal consanguineo a compiere una rapina nella cittadina di Edendale che, a quanto pare, ha una banca che straripa oro estratto da una miniera appena scoperta.
Il colpo va a segno ma Red, si rivela oltre che cazzuto anche un gran bastardo ed insieme agli altri componenti della banda sforacchia il “buon” Guerrero spedendolo dritto dritto all’inferno dove ad attenderlo c’è nientepopòdimenoche Satana (Mickey Rourke) in persona.
Satana tentenna, traccheggia e ci pensa su, poi per far vedere al messicano che oltre ad essere cazzuto ha anche un paio di cojones grossi così accetta la transazione, a patto però che tutto avvenga nelle canoniche 24 ore (così tanto care all’immaginario americano).
Faccio subito una premessa: nonostante cerchi di apparire una persona civile e ben educata sono pur sempre un “portatore sano di pene“ e, come tale, sono soggetto alla inevitabile fascinazione di alcuni stimoli primordiali che ogni maschio porta con sé sin dai tempi delle caverne e le punte di selce; per farla breve, quando la luna è piena e l’aconito è in fiore, non posso impedire di trasformarmi in un illecito consumatore di tamarrate che trasudano testosterone regalando manciate di violenza gratuita e battutacce da saloon che gratifichino il mio ego selvatico di maiale mannaro….ma aimè, purtroppo, Dead in Tombstone fallisce miseramente nel raggiungimento di un pur così facile obiettivo.
Pur volendo sorvolare sulla storia fotocopiata dallo Spawn di McFarlainiana memoria e dialoghi basati sul continuo riciclo di quattro/cinque frasi ripetute all’infinito da un film del genere ci si aspetta un po’ di più di 95 minuti d’interminabili sparatorie con inquadrature che rendono praticamente impossibile distinguere i cattivi dai meno cattivi e dai buoni, intervallate da continui ed esasperanti rallenty di bossoli espulsi dalle pistole, bicchieri sbattuti sul bancone, ingranaggi di orologi che segnano i minuti ed altre amenità del genere. Ma dico, un po’ di grinta nel film ce la vogliamo mettere?
“O facevo stò film o il remake de La Casa nella Prateria…”
Chiunque, e dico chiunque, sarebbe riuscito a girare un film abbastanza cazzuto specie se concepito direct-to-DVD come questo. Tutti meno Roel Reiné a quanto pare, anche se un’occhiata alla sua filmografia un qualche sospetto ce lo aveva fatto nutrire.
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