I portoghesi Dead Procession sono un gruppo estremamente affascinante e misterioso. Affascinante, perché la loro liturgia musicale affonda nel drone ma anche nelle litanie di popoli antichi e dimenticati nel tempo. Misterioso, perché non si conosce l’identità dei suoi componenti. D’altra parte in un’intervista uno di loro ha affermato che l’essenza della band è più grande dei singoli coinvolti.
Cinque pezzi meravigliosi, lenti e monumentali, giocati su atmosfere plumbee e nere, durante i quali una voce in lontananza celebra antichi rituali. “Rituale”, ecco l’espressione giusta per descrivere il suono dei Dead Procession. Verrete subito catapultati in un mondo dove il tempo si è fermato, in cui esistono solo gradazioni di grigio e in cui il colore e il calore sono banditi. Verrete pervasi da un gelo avvolgente, che vi toglierà la percezione di quello che vi succede intorno. Le percussioni scandiscono lo svolgersi di quest’album in un crescendo tribale, rievocando festività pagane il cui ricordo si perde nei secoli. La voce è soffusa, distante, sospesa, mistica. Quel misticismo che si ritrova negli antichi canti celtici, druidi e pagani, ma anche in quelli gregoriani. Attraverso questi brani potrete intraprendere un viaggio mentale, arcaico, in cui vi perderete con estremo piacere, perché ciò che conta è il viaggio in se stesso.