“Vi prego, non fatemi il super-costume verde…o animato!”
[Cit. Wade Wilson, interpretato da Ryan Reynolds, dal film Deadpool, 2016, diretto da Tim Miller]
– Deadpool il film; l’eroe “penso-per-me” e la logica dell’intreccio.
Molti attendevano l’uscita di questo film da quando era apparsa la notizia che Ryan Reynolds, ex Lanterna Verde del Cinema, avesse accettato la parte e da quando lo staff della Marvel aveva comunicato ufficialmente l’inizio delle riprese. Il momento di andare al cinema, dopo quasi undici anni di imprevisti, è arrivato. Spente le luci, durante la prima mezzora si viene a conoscenza dei primi dialoghi che coinvolgono il protagonista e altri personaggi comuni, come l’autista di un taxi e un ragazzo delle pizze, in periodi di tempo differenti. Emerge sin da subito la personalità bizzarra di Wade Wilson. La storia rispecchia il personaggio. E di conseguenza il personaggio riflette il proprio carattere nelle battute, usando un tono talvolta volgare; non mancano allusioni sessuali inappropriate usate perfino durante gli scontri con i malfattori e l’ironia che viene messa in risalto nelle conversazioni rivolte al pubblico.
Terminata l’introduzione, che ci porta nel bel mezzo dell’azione senza darci spiegazioni, compare una serie di flashback che permette al pubblico di conoscere Wade Winston Wilson prima della suddetta trasformazione. Wade, interpretato brillantemente da Ryan Reynolds, si presenta come un mercenario disposto a tutto pur di guadagnare e che ama le belle donne, come la spogliarellista di un club, Vanessa, della quale finisce per innamorarsi. Scopre di avere un cancro terminale e, dopo aver incontrato un uomo vestito di nero che gli promette di risolvere il suo problema, decide di sottoporsi a un esperimento in un laboratorio. Ovviamente un esperimento non legale. Il trattamento viene controllato da un gruppo di esperti di cui fa parte un certo Francis, che pare abbia perso la capacità di provare qualsiasi sensazione dopo un esperimento simile a quello che dovrà subire lo stesso Wade. Buona parte della storia si riduce alla visione di una serie di esperimenti che alla fine porteranno Wade ad acquistare la capacità di rigenerarsi a discapito del proprio aspetto fisico e, senza altri preamboli, a metà film compariranno altri eroi, due X-Men, Colosso e Testata Mutante Negasonica, che tenteranno in tutti i modi di portare sulla retta via Deadpool, il quale però è convinto che “fare l’eroe” non gli si addice. E, pertanto, vuole continuare ad agire per i propri interessi. Arrivati a questo punto, potremmo dire che la storia riprende dalla ricerca di Deadpool, il quale intende trovare Francis per sistemare la faccenda…
– E dopo Deadpool… chi sente la mancanza di Lanterna Verde?
Il film, diretto da Tim Miller, sta riscuotendo un grande successo. L’atteso spin-off firmato Marvel su Deadpool era stato annunciato nel 2004 tuttavia, al seguito di una serie di ripensamenti da parte dei produttori, l’idea della pellicola era stata sospesa e successivamente ripresa nell’anno 2009. Infatti, dopo la distribuzione di “X-Men Le origini – Wolverine”, la produttrice Lauren Shoulder Donner aveva dichiarato in un’intervista che il soggetto di Deadpool era passato nelle mani di alcuni sceneggiatori e che l’idea della pellicola sarebbe cambiata rispetto a quella originaria del 2004. Deadpool avrebbe seguito lo schema del fumetto e avrebbe mantenuto la rottura della quarta parete, tramite cui il “mercenario chiacchierone” può permettersi di comunicare direttamente con il pubblico ogni volta che vuole.
Ryan Reynolds era stato scelto come protagonista sin da quando l’idea del film era su carta. Perfettamente a suo agio nei panni del nuovo eroe, l’attore ha superato se stesso nel ruolo di Wade Wilson. Spontaneo, serio, irrazionale, bizzarro, disattento, senza scrupoli, egoista, malizioso. Nessuna e minima sfaccettatura del carattere di Deadpool viene occultata o per nulla messa in risalto. E’ un’interpretazione così sentita e realistica da permettere a Reynolds di lasciarsi alle spalle il ruolo di Lanterna Verde e di conquistare letteralmente il pubblico nei panni dello sconsiderato mercenario vestito di rosso.
– Dal fumetto al film; come nasce Deadpool?
Gli ingredienti principali della Marvel sono quasi sempre gli stessi; un nemico da sconfiggere ed eroi dall’animo nobile che indossano tute colorate e, magari, anche un mantello. Se va di moda.
Così si prese in considerazione l’idea di realizzare una parodia del perfetto supereroe; Fabian Nicieza si occupava della sceneggiatura, mentre il disegnatore Rob Liefeld dava un volto a Deadpool. Ciò che non può sfuggire a chi ama leggere i fumetti è la stretta somiglianza fra Deadpool e Deathstroke, personaggio della DC Comic, a cui pare i due autori originariamente avrebbero voluto creare quella cosiddetta parodia fino a poi distaccarsene completamente e a rendere la storia di Wade Wilson a sé stante; esempio, entrambi i personaggi hanno lo stesso cognome, Wilson, ed usano due katane per combattere oltre che ad avere il costume di colore rosso.
– Eroe pervertito, cattivo esempio per i più piccoli; parliamone.
Anche il resto dei personaggi del film rispecchiano una realtà sconveniente; nulla da aggiungere. Wade/Deadpool è un ex mercenario non un fotografo come Peter Parker né un ragazzo di buona famiglia come Bruce Wayne, pertanto le allusioni sessuali e il linguaggio volgare rispecchierebbero in pieno un personaggio “realistico nella scena” e andrebbero in linea anche con quella marcata ridicolizzazione dell’eroe perbenista voluta dai suoi creatori. Alcuni giornalisti hanno recensito il film di Deadpool senza soffermarsi sul lavoro cinematografico in sé ma sul fatto che rappresenti un “cattivo esempio” per i più piccoli che sono andati a vedere il film, presumibilmente accompagnati da un adulto.
In primo luogo vorrei aggiungere che il film è stato rilasciato negli Stati Uniti come una pellicola vietata ai minori di diciotto anni, proprio per i contenuti spinti. Questo dovrebbe far riflettere anche i giornalisti stessi; il fatto che in Italia non siano stati presi simili provvedimenti non rende colpevoli i produttori del film, per aver incluso scene di sesso e violenza, ma rende irresponsabili i proprietari del cinema stesso che non si preoccupano di informare gli spettatori del contenuto della pellicola e di sconsigliarne la visione ai bambini.
In secondo luogo, il film è coerente con la storia del fumetto. Gli sceneggiatori hanno dato vita ai dialoghi così come sarebbero stati riportati nel comic. A chi ha visto il film, lamentandosi per il linguaggio scurrile di Deadpool, vorrei puntualizzare che il film è diretto a chi ha letto il fumetto, a chi aspetta Deadpool, a chi è pronto a conoscere il risultato di un progetto lungo dieci anni. Aver definito a prescindere Deadpool un eroe pervertito significa non avere la minima idea di cosa voglia dire adattare una storia preesistente che abbia determinate caratterizzazioni dei personaggi ad una pellicola, e significa anche non voler comprendere che l’arte di realizzare fumetti consiste anche nella libertà di espressione. Talvolta la libertà porta a immaginare storie cruenti, che non debbano per forza essere di genere horror. Talvolta porta un autore a immaginare un eroe che sia fuori di testa; un mercenario che uccide per i propri interessi. Un uomo che pensa al sesso, anche. Consiglio la visione del film ad un pubblico maturo, a chi ha letto il fumetto e anche a chi non ha letto Deadpool ma vorrebbe conoscerne i particolari. Consiglio a voi lettori di recarvi al Cinema e di godervi la pellicola in maniera tranquilla, senza pregiudizi.
di Laura Buffa