Death for you

Creato il 17 novembre 2015 da Albertocapece

Al primo sparo i bandisti, nel senso di appartenenti a una band, si sono cacati sotto e sono precipitosamente fuggiti da un’uscita secondaria posta dietro le quinte del Bataclan, dopodiché se sono tornati negli Usa, annullando la tournee europea. Dio mi scampi dall’ascoltare musica banale, sequenziata e mixata al computer e conforme alle etichettature e mode commerciali del mercato americano, quindi degli Eagles of death metal non ne so nulla, se non che si tratta di un gruppo che fa una particolare musica metal country dove si parla di morte, di sofferenza e brutalità condita come al solito di anticonformismo da mulino bianco.

La cosa interessante è che al Bataclan si sono confrontate la morte vera, orrenda e crudele dei disperati con quella venduta in occidente in pratica confezione di cellophane per esorcizzarla. I fanatici odiatori della musica in quanto distrazione estetica e gli spacciatori di sound al silicio che fanno business e merchandisng sulla nientificazione del gusto e dell coscienze. I kamikaze che si fanno esplodere e gli implosi per ragioni di mercato. Avevano appena iniziato a suonare Bacia il diavolo e se la sono svignata non appena è comparso.

E non so immaginare l’angoscia dei presenti, tutti presumibilmente cresciuti a suon di vampiri e zombi, di sparatorie fasulle, di massacri inauditi al sugo di pomodoro di fronte alla realtà terribile e finalmente personale. Di gente abituata a considerare le stragi perpetrate dovunque, magari con in mano il joystick, sullo stesso piano dello spettacolo dove cento civili uccisi non sono che il danno collaterale, il pugno del supereroe, la smitragliata del videogioco. O il brano fasullo confezionato dagli editor con in dosaggi esatti degli esperti. La morte esorcizzata e negata non più attraverso la metafora e l’inibizione comunicativa, ma attraverso una sovrabbondanza immateriale che impedisce di comprendere il senso di ciò che sta avvenendo.

E del resto si può lasciare il consumatore di fronte al pensiero del nulla? No di certo e se non bastano le risposte preconfezionate dalle tradizioni religiose che tuttavia vanno appannate e normalizzate perché rischiano di portare con sé ubbie etiche e stravaganti rifiuti, bisogna che la morte di trasformi in death, ovvero in un prodotto, la critica e il dubbio in ribellione insensata ancorché moderata e commercialmente redditizia. Certi pensieri possono appartenere alle persone, non ai consumatori che vivono nel mercato e nella società liquida.

Queste persone si sono trovate improvvisamente e di fronte all’assolutamente altro e dunque anche a se stessi, a una dimensione sconosciuta  e per grottesco paradosso di fronte all’umanità nella sua forma più disumana. Alla morte e non all’etichetta di paraculi californiani. Dovremmo essere in un certo senso come quei morti assurdi di una serata parigina per tornare a vivere.