DECaLS: l’Universo è online

Creato il 22 gennaio 2016 da Media Inaf

Uno screenshot del software per l’analisi immagini in remoto. Crediti: Dustin Lang / University of Toronto.

La galassia lontana lontana è finalmente a portata di mano. E non c’è bisogno di un pericoloso salto nell’iperspazio per raggiungerla. È più che sufficiente avere una buona connessione internet.

Si chiama DECaLS (Dark Energy Camera Legacy Survey) la nuova mappa 3D dell’Universo, interamente navigabile online e che raccoglie la bellezza di 40 milioni di galassie e oltre 2,5 milioni di quasar. Grazie alle immagini a risoluzione 520 megapixel della Dark Energy Survey Camera si raddoppiano le dimensioni dell’Universo perlustrabile rispetto alla prima versione del progetto DESI (Dark Energy Spectroscopic Instrument) rilasciata lo scorso maggio e di cui abbiamo parlato anche noi di MediaINAF.

DESI è stato concepito per migliorare la comprensione e il ruolo che ha l’energia oscura nell’espansione dell’Universo. Gestito dal dipartimento Energia del Lawrence Berkeley National Laboratory, Stati Uniti, California, si sta adoperando alla costruzione del telescopio da 4 metri Mayall, presso il Kitt Peak National Observatory. L’obiettivo è ottenere una nuova mappatura 3D dell’Universo a una risoluzione senza precedenti, partendo dai “cieli” più vicini per raggiungere una distanza di 12 miliardi di anni luce.

Tutti i dati e le immagini raccolte sono comodamente fruibili da remoto, grazie a un software sviluppato da Dustin Lang, ricercatore dell’Università di Toronto, Canada. Attualmente DECaLS triplica in profondità le mappe della survey precedente, la Sloan Digital Sky Survey, e ampliano a un terzo del cielo l’area sottoposta a indagine.

«L’ultima versione di DECaLS raccoglie circa 370 milioni di oggetti fra stelle e galassie», spiega David Schlegel, co-responsabile del progetto al Berkeley Lab. «Quando avremo finito con il lavoro (presumibilmente nel 2018) avremo un paio di miliardi di oggetti con immagini in tre diverse bande di colore». Una profondità di dieci volte maggiore alla Sloan Digital Sky Survey.

Intanto, parallelamente allo sviluppo del progetto, procede il lavorio degli astrofisici per sviluppare algoritmi matematici buoni per identificare automaticamente gli oggetti “fotografati” nelle immagini raccolte.

L’interfaccia di Galaxy Zoo. Crediti: www.galaxyzoo.org

«Le immagini in RAW sono già disponibili a tutti e il codice che stiamo utilizzando è open source», spiega Schlegel. «Mi sembra corretto, dal momento che le risorse che ci consentono di lavorare al progetto arrivano direttamente dai contribuenti».

C’è un mondo di immagini tutto da studiare e potrebbe tornare utile il contributo della piattaforma di citizen science Galaxy Zoo, che da anni si avvale di bravi volontari e appassionati di scienza in collaborazioni con ricercatori e università. La piattaforma ha già importato un primo lotto di circa 30.000 galassie fra quelle “fotografate” da DECaLS, con l’obiettivo di raccogliere qualcosa come 1,2 milioni totali di classificazioni (40 per ogni galassia).

Fonte: Media INAF | Scritto da Davide Coero Borga