Decameron Suite: il Boccaccio Moderno di Pannullo e Pizzirani

Creato il 09 novembre 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine

La Grande Guerra è appena finita lasciando dietro di sé una scia di lutti e distruzioni indicibili, ma, per la gente dell'epoca c'è una minaccia ulteriore, subdola e letale, che, alla fine dei giochi, causerà più morti del conflitto: la "spagnola". Le campagne e le città si spopolano, le relazioni diventano difficili e problematiche, l'unica via per evitare il contagio, per sfuggire alla micidiale epidemia è quella di isolarsi in un luogo ritirato. Un gruppo di uomini e donne si ripara in una villa in collina e, per ammazzare il tempo e la noia conseguente, si determina a narrare a turno delle storie che abbiano al centro l'amore in tutte le sue sfaccettature, da quello platonico a quello carnale, da quello all'interno della coppia a quello extramatrimoniale, fino a quello contro natura.

Questo è l'incipit di Decameron Suite, la pièce andata in scena al Teatro Dehon di Bologna, adattamento da Boccaccio di Fernando Pannullo e Giulio Pizzirani, che celebra le donne, i convegni amorosi e gli uomini che vissero, senza pentirsi e senza stancarsi mai, tra "guerre, femmine e giuoco".

Ispirato e dedicato alle carissime donne e all'amore che non "move il sole e l'altre stelle" ma è forza unica ed irriducibile, Decameron Suite è uno spettacolo corale, che, avvalendosi di intrecci comici e grotteschi, racconta di un mondo al cui centro viene posto il corpo, ed il suo eversivo potere, utilizzando allo scopo vari quadri che rendono vive una serie di novelle erotiche e spudorate che si divertono a mettere alla berlina la morale del tempo. L'assoluto protagonista della commedia è il genere femminile, che, nella ricerca costante di un piacere voluttuoso ed appagante, utilizza al meglio il suo ingegno tramando, ricorrendo a sotterfugi, semplicemente giocando sulle appurate debolezze dei maschi, da sempre schiavi dei propri impulsi animaleschi.

Gli attori, bravi e ben diretti, ci trascinano in un allegro tourbillon, che, tra amanti occasionali, segreti incontri e truffe amorose, ci strappa sorrisi e qualche riflessione.

Quella proposta sul palcoscenico da Decameron Suite è dunque la quotidianità borghese della commedia umana che, attraverso i frati e le monache, i ricchi mercanti e gli umili servitori, la gente saggia e quella pazzerella, le ninfomani e le suore col diavolo in corpo, eleva l'irrefrenabile gioco amoroso delle parti a motore sensuale delle dinamiche relazionali e sociali.

"A me il mondo piace e voglio piacergli", come afferma la bellona rosso fuoco che Pietro di Vinciolo prende in moglie per allontanare i pettegolezzi della gente, diventa così il manifesto di un modo d'essere, scandalosamente fuori dalle regole e dal sentire comune, che, solo in un periodo particolare, come può essere quello in cui imperversa una pericolosa epidemia con la morte che incombe ed è dappertutto, porta l'essere umano a svincolarsi da ogni legaccio morale e religioso che l'imprigiona per cercare il piacere come forma di sopravvivenza.

La rilettura in chiave moderna del Boccaccio è un tentativo di dare un tocco di originalità a temi trattati da secoli in tutti i modi ed in tutte le salse; invece, il fare della donna il motore di un approccio all'esistenza guidato e disciplinato dai sensi, piuttosto che dalla ragione, può, allo stesso tempo, essere visto come lettura sessista o femminista. Su quest'ultimo punto, allo spettatore l'ardua sentenza...


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