con l'uscita nelle sale di The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte Seconda a novembre 2012 ci avviciniamo a quella che forse sarà la chiusura di un capitolo letterario e cinematografico che obiettivamente (quindi a prescindere che si sia un detrattore del fenomeno o un estremo sostenitore quali sono i Twihards) ha avuto un incredibile impatto nell'immaginario collettivo, e ha dato il via a un vero e proprio filone con topoi, caratteristiche, toni e limiti propri (come una notevole mole di letteratura urban fantasy young adult prodotta negli ultimi anni ha dimostrato). Il successo dei quattro libri che compongono la saga, oltre ad epigoni e testi loro ispirati, ha dato vita a una varietà di riletture in differenti forme (dal cinema appunto alla graphic novel alle fanfiction) e al proliferare di guide, compendi e saggi di ogni tipo di trattazione e di ogni livello (sulla cucina nei libri, sui dati storici, sulla filosofia, su un possibile messaggio religioso...). Molti di questi testi, davvero mediocri o superficiali, han semplicemente sfruttato l'onda di popolarità della saga per vendere; altri, invece, hanno un loro perché e varrebbe la pena dar loro un'occhiata per apprezzarne le qualità e gli interessanti spunti. Vi lascio dunque a due brevi commenti su due delle più rappresentative tra queste opere. Enjoy!
The Twilight Saga: Breaking Dawn – Part 1: The Official Illustrated Companion Un particolare fascino e un’innegabile magia circonfondono la trasformazione di un viso, un luogo, un dialogo scritti nelle pagine di un libro, in carne, respiro, cemento e voce. Per quanto un autore renda precisa, minuziosa e densa di particolari una descrizione, essa prenderà vita nella mente di ogni singolo lettore con un’immagine differente, unica e irripetibile. Squisitamente personale.
Ma, in qualche modo, il processo di riduzione cinematografica di un libro fa sì che il film abbia la possibilità di rendere visibile a tutti l’immagine “personale” che il collettivo – dallo sceneggiatore al costumista – che sta dietro alla sua realizzazione ha elaborato dalla lettura. E, magicamente, questa immagine “sua” diventa immagine di riferimento per tutti gli altri lettori/visori, affiancandosi a quella personale, sovrapponendosi oppure addirittura scalzandola.
La responsabilità dunque è grande. E spesso (quasi sempre, a parer mio) le interpretazioni cinematografiche risultano non all’altezza del compito, perché non possono raggiungere l’ideale troppo alto del libro, perché non riescono ad essere sufficientemente fedeli, perché sono ineluttabilmente riduttive. Ma la sfida è avvincente e il processo creativo che, attraverso la rielaborazione, l’adattamento e la scesa a compromessi con la realtà, porta alla realizzazione del film è affascinante e illuminante. Al di là del film e del libro in questione.
In particolare, poi, per film tratti da libri così amati come quelli della Twilight Saga, di cui i fans conoscono brani, dialoghi e dettagli a memoria, l’attenzione da porre alla ricostruzione deve – o dovrebbe – essere particolarmente attenta. Non credo che i quattro film per ora prodotti siano felicemente riusciti, ma rimane piacevolmente interessante scoprire come siano stai creati, attraverso quali processi e in base a quali principi guida siano stati enfatizzati certi elementi e cancellati altri. Perché cose all’apparenza banali – come la ricostruzione del dettaglio di un abito o la presenza di un fiume accanto alla casa, la scelta della gamma cromatica dei background, il ritmo da attribuire a un dialogo, la necessità di dare forma visibile a un pensiero narrato in prima persona o a un processo così unico e intenso come quello dell’imprinting – richiedono professionalità specializzata, ricerche pazienti, colpi di genialità. E i Companion books di Cotta Vaz, se pur poco organici, sono straordinari e ricchi resoconti del cammino che compie un libro dalla carta stampata alla realtà fisica.