L'unica cosa che continuo a fare molto bene è sbagliare. Sbaglio una quantità di volte al giorno che è incalcolabile. Non pensavo di essere in grado di sbagliare così tanto spesso. Non pensavo fosse umanamente possibile. Forse sono un essere leggendario, con capacità mitologica di sbagliare innumerevoli volte sopra la media. Forse è così. Ma va bene, perché sbagliando si impara, dicevano, e io ne ho per un'enciclopedia.
Continuo a pensare a quello che vorrei fare nel tempo libero che non ho: vorrei andare dal parrucchiere, vorrei riordinare casa, vorrei cucire un abito a macchina, vorrei finire di leggere Musashi, che ormai sta facendo la muffa sul mio comodino, vorrei fare i compiti di russo, vorrei fare colazione fuori, vorrei stare un po' con il Pelliccia, vorrei scegliere la nostra nuova casa, che a Maggio ci sbattono fuori e non si sa dove andremo.
Io non ero pronta, in realtà. Stanno cambiando tante cose e tutte insieme, e non riesco ancora a prenderci le misure. Mi manca qualcosa, un po' di ossigeno, credo.
Però faccio progetti, in compenso. Per quando avrò un po' meno ansia e un po' più di tempo. Sono una persona ottimista sotto sotto.
Ho un nuovo trip, che è il decluttering. Come da ogni cosa che è banale ma ha un nome figo, mi ci faccio intortare come niente. Il decluttering di oggi è il mettere in ordine di ieri, ma oggi fa più figo e ci sono interi blog fantastici dedicati a questo. Decluttering significa liberarsi dagli oggetti inutili perché + spazio = - ansia = qualità della vita migliore.Io sono una disordinata cronicizzata. Se sono stanca di più. Se sono stanca e depressa di più all'ennesima potenza. La mia casa in questi giorni sembra lo scenario di una di quelle puntate di Real time, voi sapete a cosa mi riferisco. Ho bisogno di aria. E non è facile come pensate voi, che vi sento, siete lì a dirmi: "Sforzati, la sera metti via i vestiti, non lasciare scarpe e borse in giro, raccogli i giocattoli della Nina, stira, pulisci!". No, non è così facile. Io funziono con l'interruttore: on/off. Quando raggiungo il livello per cui bisogna farsi strada col machete in casa mia, allora vengo presa da attacchi di iperattivismo, ribalto tutto e metto in ordine. Per un paio di giorni rimane tutto perfetto e immacolato, poi ricomincia il declino. E così via.
Adesso però la situazione è leggermente più complessa: c'è da cambiar casa, io e il Pelliccia dobbiamo abbandonare via dei Matti numero Zero e cercarci un'altra grotta pelliccica. E questo vuol dire una cosa, soprattutto: trasloco. Trasloco con mobili, che è peggio. Mi guardo intorno in casa mia e vedo che in soli tre anni io e il Pelliccia abbiamo accumulato una quantità di roba inaudita in questo piccolo spazio vitale: oltre ai miei acquisti compulsivi che riempiono armadi e scarpiere e cassoni sotto il letto e appendini, abbiamo accumulato bomboniere, vasellame, vincite da pesche di beneficenza, inutili articoli di cancelleria, caramelle che non piacciono a nessuno dei due e rimangono lì con lo scorrere dei mesi, pile scariche e mai riciclate, biglietti d'auguri, auricolari rotti, assurde cover del telefono, occhiali da sole, ricevute, riviste, sacchetti. Un cumulo di stronzate. Queste cose mi tolgono l'aria, mi mettono ansia, vanno eliminate.
Devo fare decluttering, nella mia casa e nella mia vita.
Starò meglio, poi.
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