“Icaro! Icaro”
Disperato Dedalo invoca gli dei, che restituiscano la vita al corpo esanime di quel figlio tanto amato e tanto odiato insieme, che ha osato sfidare il cielo a bordo di un paio di ali di cera. Sono bastati pochi raggi di sole a farlo ripiombare sulla terra, con un tonfo sordo e fatale.
Dedalo e Icaro, (ultima replica oggi al Teatro Leonardo), è prima di tutto la storia di una famiglia e delle sue quotidiane schizofrenie.E’ una storia moderna, prima che un’antica tragedia. Tanto che, in fondo, si ha come l’impressione che nemmeno ci si stupirebbe a vedere, da un momento all’altro, uno dei protagonisti sdraiato sul divano a sonnecchiare davanti alla televisione, o intrappolato in una macchina nel traffico diabolico di una città qualsiasi.E’ la storia di un ragazzo che fatica a diventare uomo, complice un rapporto morboso con un padre burbero, manesco ed esigente nel pretendere la sua creatura a sua immagine e somiglianza (“Generato, non creato, dalla stessa sostanza del padre”). Schiaffi e abbracci si alternano di minuto in minuto, scanditi dalle note musicali di un walzer viennese, in una danza insieme commovente e angosciante. Si leggono gli echi di Terrence Malick e del suo “Tree of Life”, dove già era rappresentato l’amore supremo e imperfetto di un padre padrone, in grado di sconfinare in una sorta di morbosa parodia di controllo e dittatura domestica.Dentro c’è la quotidianità nervosa di una famiglia come tante, con la mamma chioccia (qualcuno ha idea di come si chiami!? Non è un caso che non venga mai nominata) che apparecchia la tavola con “corpo e sangue”, prova a sedare gli animi bollenti dei maschi di casa e gioca con sabbia ed acqua con il figlio, a cui racconta fiabe di altri tempi. La preferita è quella di Pinocchio, paradigma perfetto di cosa voglia dire essere plasmati, creati dal nulla secondo un progetto, a partire da un tronco di legno. Non tutto va secondo i piani, e il burattino ribelle fugge al paese dei balocchi.Fuori, invece, c’è la vita vera, un po’ sullo sfondo, con i suoi labirinti pieni di quei minotauri che abbiamo paura ad affrontare, con le nostre ali di cera. Perché rompere il guscio è insieme opportunità e rischio. E chissà che vertigine, Icaro, nel momento in cui mettevi le ali.Sipario.