Default tecnico Usa: raggiunto accordo in extremis

Creato il 17 ottobre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Photo credit: borman818 / Flickr / CC BY 2.0.

Torna a rasserenarsi il clima negli Stati Uniti, dopo il rischio concreto che si arrivasse al default tecnico Usa. Ma il tour de force di democratici e repubblicani è riuscito a premiare con la firma di un accordo che ha permesso di evitare il temutissimo baratro fiscale. Il presidente Barack Obama ha firmato la legge di bilancio alle 12.30 di notte, quasi al limite massimo consentito prima del baratro fiscale. Scongiurato così il default tecnico Usa, almeno per il momento e annullato il regime di shutdown, con la riapertura di tutti gli uffici e i servizi dell’amministrazione federale. Viene così innalzato anche il tetto del debito. I repubblicani non sono usciti da vincitori, come speravano tirando la corda fino all’ultimo, a causa della profonda spaccatura nel partito tra repubblicani “tradizionali” e i radicali del Tea Party, che hanno cercato in ogni modo di sfruttare il momento di emergenza per ricattare l’amministrazione democratica sull’odiata riforma sanitaria. I democratici hanno sicuramente vinto la contesa, ma si ritrovano in un Paese che avrà anche evitato per il momento il baratro fiscale, ma che ha perso miliardi di dollari durante lo shutdown e appare agli occhi della comunità internazionale come sempre più in difficoltà a far connubiare politica ed economia. La misura votata dal Congresso ha ottenuto la maggioranza di 81 voti a favore e 18 contrari al Senato e 285 voti a favore e 144 contrari alla Camera. Il tetto del debito pubblico è stato innalzato fino al 7 febbraio. Per allora, la commissione bipartisan incaricata di preparare un piano fiscale per il lungo periodo, dovrà essere riuscita a trovare il bandolo della matassa per evitare una nuova soluzione a breve scadenza con il rischio di default tecnico Usa. Nonostante l’accordo sul debito sembrasse fino all’ultimo essere condizionato da possibili modifiche alla riforma sanitaria di Obama, poco o nulla è stato cambiato in questo senso: le richieste dei repubblicani sono state in pratica tutte respinte, salvo una piccola modifica che aggiunge poteri di verifica del reddito per chi chiede sussidi governativi al fine di avere un’assicurazione sanitaria.  La vittoria politica rimane sicuramente alla figura di Obama, data anche la soggettività della riforma che porta il suo nome, popolarità poco spendibile però per un presidente al secondo mandato, in un Paese che fatica ancora molto ad uscire dalla crisi economica e non pare in grado di prendere scelte strategiche di ampio respiro economico come un tempo.


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