Quindi tutti questi signori con i corifei delle società di rating in testa alla processione con la sacra immaginetta del profitto, dopo aver devastato pensioni, salari, diritti e lavoro, invocano dalla Bce un’operazione di quantitative easing, ovvero di immissione massiccia di denaro alle banche in modo da eliminare i titoli tossici, curare le perdite e possibilmente rilanciare un po’ di credito o in alternativa un’altra stagione speculativa. Insomma nel tentativo di riportare un po’ su l’inflazione.
Questo ci fa vedere con una chiarezza davvero cristallina come l’economia sia la “scienza” e la prassi dei ricchi, perché non c’è nemmeno un cane che si sia domandato se una iniezione di inflazione nel sistema non renda ancora più drammatica la condizione di milioni e milioni di persone, a cominciare dai pensionati e precari italiani per finire ai minijobbisti tedeschi, che si troveranno ad affrontare una crescita dei prezzi, dunque una diminuzione di un potere di acquisto che è già al limite. E che certamente non hanno alcuno strumento automatico di aumento delle retribuzioni, nessuna speranza sindacal contrattuale e anzi vengono investiti da una continua caduta dei salari.
Ma chi se ne frega. Se i profitti sono in diminuzione, se le sofferenze bancarie aumentano, pompiamo soldi nel sistema, aumentiamo artificialmente l’inflazione, portandola al di là della dinamica della domanda: che i poveracci si arrangino. Purché sia salvo ancora una volta l’euro, purché l’economia dei ricchi non subisca dei contraccolpi. Così proprio quell’inflazione che qualche decennio fa penalizzava i lavoratori, tanto da richiedere l’abolizione della scala mobile, adesso viene vista invece come la salvezza dei banchieri e delle casse aziendali.
Chiamiamola scienza, anche se spesso sembra proprio una truffa.