I Deftones sono uno dei gruppi a me più cari. E' uno dei pochi, se non l'unico gruppo, ad essere sopravvissuto con dignità al periodo crossover degli anni novanta. Partiti con le colonne del liceo My Own Summer e l'immortale Be quiet and drive, sono cresciuti insieme a me e si sono evoluti pur mantenendo la coerenza stilistica. Mi hanno accompagnato all'università col bellissimo White Pony e successivamente con le bordate soniche di pezzi come Minerva e Hexagram.
Riescono sempre a proporre grande qualità musicale, senza ripetersi troppo ma senza nemmeno tradire le loro sonorità. Questo album é il settimo ed esce purtroppo senza il contributo di Chi Chang, bassista storico, purtroppo ancora in coma dopo un incidente avvenuto nel 2008 (andate sul suo sito, io ho donato per gratitudine).
Se qualcuno sta giá contando gli album e i conti non tornano é perché il sesto album, Eros, non é mai stato rilasciato appunto per l'infortunio di cui sopra. Nell'attesa del sesto mi gusto il settimo. Non ci sono quei momenti delicatamente elettronici che hanno fatto la loro apparizione da White Pony in poi, e nemmeno il pezzo che metterei sull'ipod al primo ascolto, ma é un disco da ascoltare e assorbire piano piano.
La voce di Chino é sempre ad alti livelli, emoziona come se fosse la prima volta e passa con disinvoltura dal velluto alla carta vetrata. A completare il trademark le chitarre possenti ma non invadenti di Stephen Carpenter e la batteria di Abe Cunningham, probabilmente il migliore della scena.
Questo il loro video di Diamond Eyes:
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