Di solito si dà contro ai decenni appena passati salvo rivalutarli vent’anni dopo, quando c’è un altro decennio prima a cui dare conto. Qui, in netta controcorrente, si vuole iniziare con almeno 1 mese di anticipo a magnificare i ‘90. Che facevano schifo per tutta una serie di cose che iniziano con la B ( Berlusconi, Bush, Bonolis) ma che mi resteranno negli occhi e nel cuore per il volto delle donne. Non tutte, naturalmente (molte iniziavano con la B, tipo Barbie): solo le cantanti. Anzi: solo le cantanti che partecipavano a concerti unplugged.
Ho iniziato ad innamorarmi prima della violoncellista dell’unplugged dei Nirvana, per il modo in cui guardava per terra e muoveva le spalle. Poi è stata la volta di Ginevra Di Marco, che canta con i CSI ad Acustica su VideoMusic: la sua pienezza dolce e quelle ciglia rade mi ricordano mondi che non so. Quella per cui darei ancora oggi la vita, però, è Luvi de André.
La conobbi mentre accompagnava suo padre appena davanti alle carte da gioco giganti, nell’ultimo concerto. Lei ha tutto. Anzi: lei è tutto. Bella, particolare, alta, magra, un po’ in sovrappeso, dolce, decisa, semplice come una margherita, mora, capelli lisci.
Quando a circa 13 anni sono andato da suo padre a chiederle la mano lui mi ha guardato per un po’ con quell’occhio mezzo chiuso, senza dire niente. Io pensai che non sapevo se la volevo sposare perché amavo lui o perché amavo lei. in fin dei conti mi è sempre sempre sembrata una buona sintesi.