Non ci credeva neanche lui quando le ha scattate. "Onestamente non mi aspettavo di trovare il quartiere Flaminio in queste condizioni". Scrive Les, l'autore delle foto. "Lo ricordavo come un quartiere elegante, borghese, ben tenuto". Invece il degrado è arrivato anche qui. E anche qui lentamente gli abitanti si sono assuefatti allo schifo e hanno tirato i remi in barca. Girando per il quartiere si trovano scritte sui muri ovunque, perfino sui muri della Facoltà di Architettura della Sapienza o sul portone della sede del Dipartimento di Pianificazione Territoriale e Urbanistica (D.P.T.U.). Il degrado visivo creato da queste scritte è ormai talmente diffuso che si fa fatica perfino a percepirle. Non ci si fa neanche più caso. Eppure basterebbe riguardarsi i vecchi album di foto per recuperare le immagini di una Roma ormai perduta e rendersi conto dell'immane salto nel buio che questa città ha fatto negli ultimi anni. Va bene il MAXXI, va bene l'Auditorium, il Ponte della Musica, la Città della Scienza, ma in questo quartiere non può esserci alcun tipo di rilancio se non si sconfigge il degrado, se non si riporta il Flaminio agli standard di decoro e vivibilità di una città europea. I cittadini del quartiere hanno di fronte una grande occasione. Questo quadrante della città è destinato a diventare, in un futuro neanche troppo lontano, uno dei principali fulcri artistico-culturali della città fuori le mura. Sta ai cittadini cogliere questa opportunità al volo. Ripulendo i muri dei proprio palazzi dalle scritte e trattando le superfici con prodotti protettivi, estirpando le affissioni abusive dai muri, ripulendo i pali dalle locandine pubblicitarie abusive. Trasformiamo anche questo quartiere in un'oasi antidegrado. La rivoluzione deve partire dal basso.