Del popolo, dei tifosi, dello Stato e della rabbia che vuole uccidere…anche la speranza!

Creato il 10 maggio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Gavino Puggioni. E io, immodestamente, non ci credo, nonostante il gravissimo episodio fuori dal campo, per la finale di Coppa Italia di sabato 3 maggio.

Nei giornali, nelle tivvù, fors’anche a casa, s’è parlato poco della partita, che vincesse l’una o l’altra squadra, il risultato non era legato ai destini del nostro Paese.

Invece è successo che quel pallone-partita si sia gonfiato a dismisura e i suoi cocci si siano frantumati pesantemente nelle teste sempre ben pensanti dei nostri signori del governo nazionale, coinvolgendo politici, ministri e sotto ministri, urlatori quotidiani e non, insomma i soliti soloni d’occasione, a parte le forze di polizia, ovviamente.

All’ordine del giorno ci sono i così chiamati tifosi del calcio e i loro capi, addirittura!, tifosi che una volta, ma tanti anni fa,, andavano a seguire la propria squadra col cuore in mano, fatto anche di urla e incitamenti e svenimenti, ma sportivamente pronto ad accettare l’eventuale sconfitta da parte di un avversario superiore o, quel cuore, tradito da un pallonetto diabolico che nessuna s’aspettava, giocatori compresi.

Una volta…ma oggi negli stadi vanno – vattela a pesca chi!, anche gente per bene, senz’altro e pagante, come tutti quegli altri scalmanati incivili, non sportivi, male educati alla vita, violenti, violentemente tatuati, carta d’identità! pronti a tutto, perché quel tutto, quando accade, è premeditato.

Apro una piccola parentesi e mi riferisco all’ordine pubblico. Le società di calcio, ricchissime! appartengono a privati cittadini italiani o stranieri, ricchi e benestanti, e perché, mi chiedo io e non solo, le attività sportive di queste società private devono essere tutelate e protette e difese, nel bisogno, da donne e da uomini che appartengono ai corpi militari dello Stato?

All’estero, in Europa o altrove, mi dicono, che quelle stesse società hanno l’obbligo di seguire coi propri mezzi ed eventualmente proteggere i loro supporters, a loro rischio e spese, pagandone i misfatti, senza dover coinvolgere il governo nazionale o dipendenti della stato. Chiusa parentesi.

Certo che allora, in Italia, la rabbia aumenta ed è quella del cittadino semplice che guarda e si vergogna di quel che gli accade intorno; certo che la rabbia aumenta, poiché per pochi facinorosi (ma sono moltissimi) si mette a soqquadro un’intera città, la vita normale di una nazione che già, a livello mondiale, si trova nei gradini bassi della inciviltà, comprese, ahimè! l’educazione familiare e scolastica, le Università, la libertà di stampa (!!) e tutto il resto che pare non ci competa più, facendo salva la vita, possibilmente.

IL Presidente Napolitano ha avallato la richiesta di milioni di cittadini come noi.

Le partite di calcio siano gestite dalle società che le han create e volute, che assumano vigilantes, (sarebbe occasione di lavoro, o no?), armati o disarmati, ma la violenza negli stadi o fuori, comunque per lo sport delle pedate, che se le gestiscano loro.

Sarà dopo lo sportivo vero a decidere se partecipare o meno a quest’arena che di tutto sa ma men che meno di calcio!

La speranza, ancora una volta, si è salvata!

maggio 2014


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