Emanuela Villagrossi sceglie, legge e interpreta “parole” di Dante, Rainer Maria Rilke, Thomas Sterns Eliot, accostati per motivi filologici, ma non solo. Rilke si trovava in Italia e traduceva Dante infatti quando scrisse le sue famose Elegie Duinesi – drammatizzate dalla Villagrossi durante lo spettacolo. Allo stesso modo, La terra desolata elotiana rinforza l’ambiente elegiaco, in cui l’essere umano attende la venuta dell’angelo, la presenza salvifica.Presenza che in Dante/Villagrossi è rappresentata da Beatrice, essere supremo e beato…
L’inferno, se ci credete, è il peggiore dei posti in cui stare. Questo però non basta a far pentire Francesca, né il suo amato Paolo, (anche loro ripresi dalla Villagrossi) che se tornassero indietro, compierebbero gli stessi errori. Ma anche il purgatorio può essere tremendo: luogo di eterna attesa, di lungo sconto, di luce intravista da lontano, di mai completa pena o redenzione. La Villagrossi è una donna dallo sguardo deciso e sofferto, una donna in vestito da sera, tacchi alti e fare sprezzante e nostalgico, una donna in attesa. E quando siamo in attesa, pensando a un domani che non si sa se e quando verrà, capita spesso di canticchiare tra sé e sé: così intervengono le canzoni degli Equipe 84, a suggellare questi momenti di malinconia.
Lo spettacolo è stato realizzato grazie anche al coordinamento di Franco Loi, le musiche sono di Stefano Ghittoni e la regia di Maria Arena. “Del purgatorio” è forse una declinazione dell’essere umano: sentirsi, ogni tanto, in balia degli eventi, in attesa di un angelo, in ricordo di qualcosa di bello ed effimero.
Il Teatro Officina di Milano, una realtà nata nel 1973 dalla volontà di studenti e giovani del quartiere Gorla, ha cambiato sede varie volte e ora si trova in via Sant’Erlembaldo 2 a Milano. Un’ottima occasione, questa, per andarci.