Del tuo passo misterioso
cupo e solitario
della tua “petite promenade”
io riapro il peso del ricordo
e lontana dal tonfo della notte
fisso quell’erba
che ti ha visto poeta
steso nel verde,
ancorato al nulla.
Riprende a viaggiare
il tuo silenzio
tra i segreti dei frontoni
e delle statue di Firenze,
sui dorsi scuri del Lungarno,
nelle facciate limpide
del borgo di Marradi che ride
mistico e canoro,
immortale
come le parole di un amore
inciso nelle rose.
E si chiude nel velluto elegante
del destino
quel canto tra sogno e veglia
gonfio di vertigine.