Ma cominciamo dal primo e più importante: il premier Monti che, durante un'intervista ad un noto settimanale, ha affermato che: "Le risposte corrette l'Italia avrebbe dovuto darle dieci, venti anni fa, gestendo in modo diverso la politica economica, pensando di più al futuro e un po' meno all'immediato presente…la verità, purtroppo non bella da dire, è che messaggi di speranza – nel senso della trasformazione e del miglioramento del sistema – possono essere dati ai giovani che verranno tra qualche anno. Ma esiste un aspetto di "generazione perduta", purtroppo. Si può cercare di ridurre al minimo i danni…ma più che attenuare il fenomeno con parole buone, credo che chi in qualche modo partecipa alle decisioni pubbliche debba guardare alla crudezza di questo fenomeno e dire: facciamo il possibile per limitare i danni alla generazione perduta, ma soprattutto impegniamoci seriamente a non ripetere gli errori del passato, a non crearne altre, di generazioni perdute". (estratto dall'intervista sul settimanale Sette). Traduzione: "cari giovani d'oggi, ormai è troppo tardi per salvarvi, possiamo al massimo fare qualcosa per le generazioni che verranno dopo, ma voi ormai siete fregati". Vi pare normale che un primo ministro dica che, per uscire dalla crisi economica, bisogna lasciare che i 30-40enni (proprio la fascia d'età che dovrebbe essere più produttiva nel Paese) affoghino tra precariato, disoccupazione, stipendi da fame, zero prospettive di miglioramento?
La seconda affermazione delirante è del ministro del lavoro Fornero che, convinta che il governo abbia ormai risolto tutti i problemi (mentre la sua mirabolante riforma comincia a produrre i primi effetti), invita le imprese a riprendere gli investimenti in innovazione e occupazione. Peccato che la Fornero si dimentichi delle pessima situazione creditizia in cui versano le aziende italiane: le banche non concedono prestiti, lo Stato non paga i suoi debiti (si parla di circa 90 miliardi di € di crediti che le aziende vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione), gli italiani sono sommersi dalle tasse (la pressione fiscale ha raggiunto il 55% nel 2012) e quindi non spendono. E' già tanto che le aziende riescano a sopravvivere (nel 2011 sono fallite oltre 11 mila aziende), figuriamoci a spendere. E' stato fatto qualcosa per cambiare questo stato di cose? Assolutamente no! Aggiungiamo anche che la parte del decreto liberalizzazioni, che permetteva di aprire un'azienda come srl a 1 euro, si è rivelata ridicola e inutile alla prima applicazione: a che serve poter aprire un'impresa con 1 euro, se poi non hai la possibilità di avere accesso al credito bancario? Con quali soldi paghi macchinari, affitto e utenze, salari e tasse se la banca non ti da manco un centesimo? Insomma, una pistola scarica.
La speranza, quindi, di passare un'estate tranquilla è tramontata presto, messa KO dalle fesserie dette a tutto spiano dai nostri amati governanti: un'incredibile sequela di dichiarazioni che rasentano il delirio e farebbero ridere, se non fossero state pronunciate dalle stesse persone, che dovrebbero portarci fuori dalla crisi economica.