Delitto della testa mozzata: confermati 30 anni di carcere per Alberto Arrighi

Creato il 17 aprile 2012 da Stenazzi

Alberto Arrighi aveva sperato in una riduzione della pena. Tanto più che, nel corso della sua requisitoria, lo stesso  sostituto procuratore generale, Daniela Meliota, aveva chiesto la concessione delle attenuanti generiche viste le ammissioni dell’imputato. Invece il responso del presidente, Maria Luisa Dameno, è stato, per Arrighi, il peggiore: pena confermata, 30 anni di reclusione.

L’11 febbraio 2010 Alberto Arrighi, titolare di una celebre e antica armeria di Como, assassinò, nel suo negozio, Giacomo Brambilla. Ha detto Arrighi ammettendo la premeditazione del delitto: «In questi due anni di carcere mi è capitato spesso di ripensare a quello che ho fatto, di rielaborarlo. Ricordo che il giorno prima dell’omicidio mi accorsi che tutto era finito. Lui, Giacomo Brambilla, era l’ostacolo della mia vita. Ho fatto la cosa più folle in assoluto». Brambilla aveva prestato denaro ad Arrighi che attraversava un periodo di crisi. Poi, secondo il racconto dell’armiere, l’uomo si era fatto sempre più esigente, diventando prima socio di maggioranza dell’armeria e poi tentando di estromettere il vecchio proprietario. L’11 febbraio 2010 Arrighi attirò Brambilal in negozio, gli sparò due colpi alla nuca e poi, con una sega che aveva portato da casa, gli tagliò la testa. Gettò poi il corpo in un burrone vicino a Domodossola mentre, con un gesto folle e macabro, nascose la testa della vittima nel forno della pizzeria del suocero, poco lontano da Como. Una storia agghiacciante: Arrighi venne arrestato il giorno seguente mentre puliva il pavimento del negozio, imbrattato di sangue. Il delitto era stato ripreso dalle telecamere a circuito chiuso. In primo grado, un anno fa, la condanna a 30 anni, ora confermata.

Ha detto Arrighi parlando davanti alla giuria: «Spesso, mi capita di pensare a Matteo, il figlio di Brambilla». L’armiere è stato anche condannato a pagare un risarcimento di 600.000 euro alla famiglia della sua vittima.


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