Delitto e Castigo, viaggio nella condizione umana

Creato il 24 luglio 2012 da Babbobecco

Giunge un momento nella vita in cui occorre scegliere se accontentarsi delle letture fin lì effettuate oppure cercare il salto di qualità. Quello verso orizzonti più ampi, verso i grandissimi classici, osservati però da una nuova angolazione, da un punto di vista più maturo e consapevole. Difficile che quest’ultimo sia stato il mio caso, ma, comunque, dopo mille tentennamenti, alcuni mesi or sono, mi sono infine deciso ad affrontare uno dei maggiori capolavori dell’Ottocento, Delitto e Castigo, l’immortale romanzo-fiume scritto da Fëdor Michajlovič Dostoevskij.

L’autore nacque a Mosca nel 1821 e terminò i suoi giorni a San Pietroburgo sessant’anni più tardi, dopo una vita intensa e difficile. Venne anche condannato a morte dallo zar per aver preso parte a una società segreta con finalità sovversive. Fu poi graziato, ma ricevette la notizia quando si trovava già sul patibolo, una terribile forma di sadismo giudiziario dell’epoca.

Delitto e Castigo fu pubblicato per la prima volta nel 1866. Diviso in sei parti (più l’epilogo), narra le vicende del giovane Rodiòn Romanovič Raskòl’nikov, ex studente di legge, il quale, a Pietroburgo, nel corso di un’afosa estate, medita l’assassinio a scopo di rapina di una vecchia usuraia. Il delitto, in effetti, avverrà, ma vi saranno delle terribili complicazioni, che includeranno la morte di un’innocente. Da lì in poi Raskòl’nikov non riuscirà più a vivere normalmente, ma vivrà un tremendo conflitto interno, rendendosi conto pian piano di quanto fosse debole la giustificazione delle sue azioni. Il suo castigo, più che quello inflittogli dalla legge, sarà l’intima sofferenza da lui patita.

Intorno al protagonista, si muovono parecchi altri personaggi importanti, come la madre Pulcherija Aleksandrovna Raskolnikova, la sorella Avdotja (detta Dunja), il leale amico Razumichin, la dolce Sof’ja Semënovna Marmeladova (detta Sonja), figlia di un ubriacone incontrato da Raskòl’nikov in una bettola all’inizio del romanzo, obbligata a prostituirsi per mantenere la famiglia, e vari altri. A indagare sull’omicidio è il giudice Porfirij Petrovič, una sorta di tenente Colombo ante-litteram, persuaso da subito della colpevolezza del protagonista ma abilissimo nel dissimulare le proprie intenzioni.

Senza dunque scendere troppo nei dettagli, posso dire che Delitto e Castigo è un romanzo sorprendentemente moderno, coinvolgente, dalle tematiche attuali. Non è certo un normale giallo, ma, anzi, il delitto, che avviene dopo non molte pagine, costituisce solo la spinta iniziale per addentrarci nei meandri della condizione umana, con tutti gli annessi e connessi. Non è una lettura facile, richiede tempo e concentrazione, ma, se portata a termine, ripaga di ogni fatica.



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