La trama (con parole mie): Guy Haines è un tennista discretamente famoso alle prese con un divorzio che rischia di compromettere il legame che nel frattempo ha costruito con la giovane figlia del senatore Morton. Un giorno, durante un viaggio in treno, conosce per caso Bruno Anthony, rampollo di una ricca famiglia con inclinazioni psicotiche, che gli propone uno scambio di favori legato a due omicidi: lui si occuperebbe di eliminare la sua scomoda ex compagna ed in cambio lo sportivo dovrebbe sistemare il padre di Bruno, in modo che lo stesso possa ereditare tutti i suoi beni.
Haines considera la questione assurda e senza dare troppo peso all'incontro liquida amichevolmente Anthony: quando qualche tempo dopo Bruno uccide a sangue freddo Miriam, ex di Haines, però, Guy capisce di avere a che fare con uno psicopatico pericoloso.
Intimorito all'idea di rivolgersi alla polizia perchè spaventato dalla possibilità di essere associato all'omicidio, il tennista finirà per confidarsi con la sua nuova compagna che, insieme alla sorella, cercherà di fare il possibile affinchè il suo innamorato possa liberarsi dai sospetti delle forze dell'ordine e consegnare il folle Bruno alla giustizia prima che lo stesso pretenda il completamento della parte di "piano" destinata a Guy.
Fortunatamente per ogni amante del Cinema, esistono autori in grado di regalare sicurezza ad ogni visione, garanzie di qualità che, all'occorrenza, sono in grado di salvare una serata senza proposte valide o settimane prive di uscite interessanti: uno di questi è senza dubbio Alfred Hitchcock, Maestro indiscusso della macchina da presa, uno dei nomi di riferimento dell'Olimpo della settima arte, autore di così tanti supercult da perderci il conto.
Non tutti i titoli firmati dal regista anglosassone, però, sono ugualmente noti al grande pubblico, e tra quelli "nascosti" spicca senza dubbio alcuno il gioiellino che è Strangers on a train, adattato qui da noi come Delitto per delitto - L'altro uomo, opera figlia della produzione americana di Hitch ed ennesimo saggio della sua clamorosa classe: costruito su un soggetto decisamente poco realistico ma ugualmente affascinante e giocato sull'equilibrio tra l'attesa e la sensazione di minaccia - ben resa da Robert Walker, che fornì il suo Bruno Anthony di un fascino oscuro simile a quello del Robert Mitchum de La morte corre sul fiume e Il promontorio della paura, e che scomparve non molto tempo dopo aver ultimato le riprese a soli trentadue anni -, Delitto per delitto è un cocktail perfetto che mescola elementi visivi tipici dell'espressionismo tedesco e di altre meraviglie dell'Alfredone nostro come Rebecca - La prima moglie ad un piglio quasi più simile a quello della commedia nera, piuttosto che del thriller vero e proprio - la sequenza che vede Guy introdursi nella casa degli Anthony per cercare di avvertire il padre di Bruno delle macchinazioni del figlio ne è la prova lampante -, impreziosito dal complesso rapporto tra i due protagonisti, nato casualmente all'interno di una carrozza di treno come fosse un'amicizia da vacanza ed evolutosi da subito come una proiezione dell'ego distorto e maligno di Bruno, che porta sullo schermo i tratti dello psicopatico almeno quanto quelli del bambino incapace di superare il trauma della presenza di un padre troppo potente e severo cui si aggiungono quelli di una madre assolutamente incapace di vedere emergere i problemi comportamentali del figlio - che potrebbero essere stati volontariamente ignorati dalla donna, succube di un'immagine idealizzata del rampollo -.
Il crescendo di tensione ed il cerchio che si stringe attorno ai due protagonisti dapprima coinvolti in un rapporto esclusivo - che culmina nella potentissima parte dedicata all'omicidio di Miriam nel cuore del parco giochi, una scena che non avrebbe sfigurato neppure all'interno di un horror o di pietre miliari come Lo squalo, per quanto diverse per derivazione ed impatto -, dunque inseriti in un contesto sociale che tocca anche la famiglia acquisita di Guy e le forze dell'ordine, e chiamati in seguito a chiudere il tutto con una serratissima caccia all'uomo così tirata da riportare alla mente del sottoscritto il climax di Rapina a mano armata sono diretti con il consueto ed impeccabile stile da Hitchcock, che si ritaglia la canonica apparizione fugace - è il musicista che sale sul treno - e conduce per mano lo spettatore riuscendo a tenere lo stesso sulla corda benchè sia chiaro fin dal principio quale sarà l'esito della vicenda.
Come se tutto questo non bastasse, l'epilogo ed il destino di Bruno Anthony finiscono per assumere i toni della quasi tragedia classica, creando di fatto un legame tra i due "eroi" della vicenda ben più profondo di quello che potrebbe stabilirsi tra compagni di avventura o amici di vecchia data: l'ambiguità dello stesso, in linea con una ricerca che ha accompagnato Hitchcock lungo tutta la sua carriera, riesce a rendere Delitto per delitto una proposta che non soltanto è in grado di fare scuola a livello di tecnica e capacità di narrazione, ma anche di impatto emotivo, nonostante, di fatto, si tratti di un puro e semplice divertissement d'autore che, almeno in superficie, non dovrebbe andare oltre quelli che oggi sono le più scontate proposte d'intrattenimento.
Certo, nel lontano millenovecentocinquantuno, quando si voleva passare una serata senza pensieri, ci si poteva trovare in sala per gustarsi una chicca di questo calibro, mentre ora, nel caso andasse bene, si potrebbe sperare al massimo in un film action fracassone da riposo di neuroni: i tempi cambiano, fortunatamente alcuni titoli - come questo - restano.
MrFord
"Well we all fall in love
but we disregard the danger
though we share so many secrets
there are some we never tell
why were you so surprised
that you never saw the stranger
did you ever let your lover see
the stranger in yourself?"Billy Joel - "The stranger" -