Dell'andare a vivere da soli senza morire di fame e di ansia

Da Micamichela @micamichela
Quando ero all'università ripetevo come un mantra "dopo la laurea tempo un paio di mesi trovo lavoro e me ne vado di casa". Povera illusa.
Si sono messi di mezzo i lavori del week-end, gli stage a 300 euro, le cicatrici, imprenditori che promettono e non mantengono e sono ancora qua, dopo tre anni. Minchia sì, sono passati tre anni e io ancora qui con la sindrome di Peter Pan.
Quest'estate, il giorno dopo aver firmato il contratto ero già sul sito di Maison du Monde a riempire la wish-list di divani con l'isola, librerie giganti, accessori per la cucina e poltrone marroni tipo quelle vecchie che si vedono su Mad men.
Passo da Maison du Monde a Ikea ad Amazon trovando le cavolate più bellissime e più inutili del mondo, tipo sticker da muro a forma di lampione a cui aggiungere chiodi per fare un appendiabiti. Sfoglio Pinterest sognando monolocali giganti con cucina e salone insieme e solo un separé a dividere dalla camera. Sogno l'appartamento in cui vivevo 15 anni fa, con i suoi soffitti altri 15 metri e la mia camera talmente grande che ora ci farei stare tutta la casa. Cerco appartamenti su immobiliare.it insultando quelli che inseriscono un prezzo d'affitto basso e spese di condominio pari a un terzo dell'affitto, seleziono le case con criteri come la vicinanza al lavoro, la spesa e altri validissimi come la vicinanza al mare e lo spazio per un soppalco. Faccio conti su conti per capire quanti soldi servono veramente per vivere da soli, chiedo a chi già lo fa e nessuno mi risponde, MALEDETTI.
Ho le mie cifre in testa, e sono più o meno arrivata alla conclusione che il mio stipendio mi basterebbe per vivere una vita decente [con pochi svaghi, pochi vestiti e pochi Woolrich e sempre in dieta] ma che probabilmente andrei in difficoltà in caso di spese extra tipo l'assicurazione della macchina. La soluzione è avere una certa base in banca per sicurezza, quindi se ne parla seriamente verso l'estate.
C'è poi il piccolo dettaglio della fottutissima paura di ritrovarsi da soli, di non farcela, di dormire la notte da soli, io che a volte mi sveglio dopo un brutto sogno e prendo l'orso Orso dal comodino.
A quella non avevo pensato, quand'ero all'università.

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