Vorrei proporvi una riflessione sui saluti di rito del venerdì tra persone che hanno una conoscenza superficiale o circoscritta a un settore specifico della loro vita, e mi riferisco a colleghi, compagni di viaggio quotidiani, gente che si incontra con cadenza regolare ogni settimana a un corso o in palestra, per dire. Di solito si liquida la pratica con “ci si vede lunedì”, che è un augurio ipocrita che ci facciamo tutti. Da un parte speriamo di essere ancora allo stesso posto la prossima volta, sapete quelli che gli chiudono l’azienda a loro insaputa nei giorni di vacanza e quando tornano trovano la porta murata che nemmeno in quei programmi di scherzi idioti sulle reti mediaset. Dall’altra ciascuno di noi spera di entrare in una dimensione festiva senza fine per un non ben definito evento soprannaturale, come quei film in cui tutti i giorni fai sempre la stessa cosa solo che hai il culo che il meccanismo universale si inceppa quando nel tuo emisfero è sabato mattina e nessuno conosce la parola magica per rimettere le cose come stanno. Un eterno presente fatto di quella semplicità di quando ti svegli ed è tutto sospeso, magari è ancora primavera e prendi la bici e ciao. I giorni feriali non torneranno mai più.
Poi c’è il più comune cenno di commiato è quel “buon fine-settimana” che suona come una convenzione, il fine-settimana è buono di default perché si sta a casa e non ci si deve mescolare all’umanità cattiva che vuole farci lo sgambetto per gli altri cinque giorni. Il male al massimo è insito quindi nel saluto stesso, specie se è formulato all’inglese come “buon weekend” o, peggio, in quella versione abbreviata arbitrariamente che è “buon week” e che non vuol dire un cazzo, quasi come “buona vita” che quando me lo dicono mi viene da fare i più biechi scongiuri.
Quando c’è maggiore intimità tra i contraenti di questo patto di reciproca fiducia nel futuro comune, ci si guarda con l’espressione di chi la sa lunga e ci si lascia con “mi raccomando”, come se fossimo ancora ai tempi dell’università quando in effetti il sabato e la domenica poteva succedere di tutto, tra sesso, droga, birra e rock’n'roll, anzi, post-punk e tutto il resto. Cosa vuoi raccomandarmi? Temi che mi si blocchi la schiena sollevando il sacco da dieci kg di sabbia per gatti? Mi consigli di riguardarmi da tutti i viziosi film per bambini durante i quali sarò costretto ad appisolarmi sul divano mentre fuori piove? Alludi al quantitativo di casseula che mangerò a pranzo da mia suocera, da cui mi reco ogni domenica da dieci anni a questa parte? Ecco, questo è il massimo della trasgressione tra noi di mezza età, comunque apprezzo lo spirito di chi crede che la vita, nel weekend, riservi ancora qualche sorpresa.