Dell’ingombrante mondo interiore

Creato il 03 novembre 2012 da Scribacchina

Non credo d’esagerare, soliti lettori, ipotizzando che ognuno di voi nel corso della sua vita si sia sentito dire almeno un centinaio di volte le seguenti frasi:

«Ma vai a farti un viaggio, che ti distrai e non ci pensi più!»
«… e così la smetti di tirare paranoie a tutti…»
«Ti fai quattro, toh, cinque giorni via e torni che sei un fiore, quanto ci scommetti?»

Ebbene: puntualizziamo.
Ammesso e non concesso ch’io, bontà del dannato nonnino Ryanair (pel quale nutro un profondo, genuino odio), prenda subito l’aeroplano e parta per ignoti lidi: credete forse ch’io possa tornare con due mani diverse? Che possa smetterla di «tirar paranoie» (a me stessa e ad altrui) su fraseggio, timbrica, groove e simili argomenti? Che i pensieri che mi martellano in testa possano svanir come neve al sole?

Cari i miei soliti e ingenui lettori, l’andarsene per poi tornare non è la soluzione: il viaggio materiale non v’impedirà di restare ancoràti, colla testa e col cuore, al vostro personalissimo mondo interiore.

Suvvia, partite. Partite pure.
Io v’avverto: vi ritroverete a contemplare un’immensa distesa d’acqua (o un’infinita campagna, o un’altissima montagna) pensando a… a…

«… pensando a cosa, Scribacchina?»
E che lo chiedete a fare, a me?
Manco fossi un oracolo.
I vostri pensieri son il vostro tesoro: abbiatene cura, non sprecateli.
Oppure confidateli, ma debitamente criptati.
Un po’ come faceva il buon Jaco quando affidava le sue segrete malinconie alla musica: