Pubblicate le motivazioni della sentenza di condanna di Dell’Utri, possiamo trarre qualche conclusione. Tralascio il giudizio sul “co-fondatore” di Forza Italia perché, a questo punto, mi pare di sparare sulla Croce Rossa. Che Dell’Utri fosse persona infida, viscida, scevra da ogni dignità morale mi pare che fosse evidente a coloro che hanno il bene del discernimento. Agli altri do il beneficio del dubbio sulla buona fede o, meglio, sulla dabbenaggine di fidarsi di certi figuri. La mia riflessione, guarda caso, verte invece sul suo datore di lavoro, il Nanomorale che infiniti lutti inflisse agli italioti. Quest’uomo cammina sulla merda, passatemi il termine. Ci cammina da decenni. E tutte le sentenze vorrebbero significare che ci cammina senza sporcarsi. Dell’Utri fa da tramite con la mafia ma lui non lo sa. Assume Mangano da stalliere come protezione e garanzia del Nano ma il Nano non ha idea di chi sia Dell’Utri, fatto salvo il proclamarlo eroe postumo. Scandali su scandali, truffe, falsi in bilancio, corruzioni, le più lerce e misere miserie umane lo sfiorano, ci cammina di fianco, a volte sopra, e neanche si sporca le scarpe. Delle due l’una: o è davvero il Messia come sembra credere o ci sta (ma va?) prendendo per il culo da circa diciassette anni. E manteniamo la buona fede sui poveri berlusconiani dell’ultima ora.
Luca Craia
P.S.: mi scuso per l’eccesso di volgarità non nel mio stile ma sto scrivendo in preda di un eccesso di bile. Perdonatemi.
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