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Della caduta degli ultimi miti. L’ottuagenario Michele Serra non si sente “contiguo a Renzi” e lascia fare. Sulla disintermediazione e sull’asservimento intellettuale della sinistra al renzismo.

Creato il 04 dicembre 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
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Una copertina del fu mitico “Cuore”

di Rina Brundu. Bisognerebbe mandare una nota di protesta a La7: oggi Lilli Gruber, prima della puntata del suo “Otto e mezzo” ha dimenticato di mettere il cartello “Leggere attentamente le avvertenze: tenere lontano dai bambini, dai pazienti dotati di almeno due neuroni funzionanti e dagli affetti da qualsiasi sventura”.

Ma come si fa? Come si fa ad avere in video questo Michele Serra, già “mitico” padre del mitico “Cuore”, post-ultima fatica editoriale (anche se lo dicono che lo stress post-partum può procurare qualche problema), che attribuisce la sua mancanza di… lo diciamo?… mah sì, “Cuore” l’avrebbe detto… di coglioni (altro che intellettualità!) nei confronti del renzismo imperante, all’età e al fatto che ormai la politica non esisterebbe più? Come si fa a portare in video questo Michele Serra rassegnato, vittima del suo stesso mito, che vota il renzismo perché non c’é nulla di meglio, che invita i quarantenni a fare a meno della “guida spirituale” dei guru del passato (lui incluso), e a fare tutto da loro? Come si fa a portare in video questo Michele Serra pieno di contraddizioni che mentre invita a dimenticare i “maestri” del passato non si fida delle tecnologie digitali, e snobba un partito come l’MS5, al 27% del gradimento nel paese, perché preferisce gli incontri gomito a gomito nella strada, nelle “gabine” elettorali? Come si fa ad invitare in trasmissione questo Michele Serra rassegnato che ammette la sua rassegnazione e durante tutto il programma non riesce a venire fuori con alcunché di interessante, di pungolante (nonostante ammetta di non sentirsi “contiguo” al Renzi responsabile di uno dei più nefasti periodi della nostra storia democratica), con alcunché di provocatorio, e però ci invita, con fare dimesso, a comprare il suo libro? Perché? Perché dovremmo comprarlo quel libro? Per leggere le sue memorie?

No, probabilmente bisogna comprarlo perché a Serra non piace la “disintermediazione”, ovvero questa attitudine tutta figlia dell’età digitale in virtù della quale le persone decidono da sé, decidono di autoformarsi, di evitare gli “intermediari” culturali (anche se probabilmente evitano soltanto dati intermediari), decidono di dubitare di qualsiasi “verità rivelata”, di volersi fare una opinione a tutti i costi fuori dalle grinfie dell’usato indottrinamento politico.

Dispiace per Serra, ma dopo averlo visto oggi in tv non posso fare a meno di pensare: magari ci fosse stata una possibilità di “disintermediazione” anche al tempo in cui ha costruito il suo mito: a quest’ora non staremmo qui a piangerne la caduta!

Sull’argomento “asservimento intellettuale della sinistra al renzismo”, il tema di cui voleva trattare la Gruber nell’odierna puntata del suo programma, preferisco invece glissare. Di fatto non ho mai cullato il mito dell’intellettualità radical-chic che per me è espressione ossimorica. I veri intellettuali italiani di cui andare fieri per quanto mi riguarda sono altri, sono per lo più sono passati a miglior vita da parecchio tempo e sicuramente non iniziano con i Moretti e i Lerner etc etc elencati dal pur bravo (e sicuramente molto più pronto e brillante di Serra) Andrea Scanzi, pure lui presente in studio. Come a dire che la Gruber dovrebbe evitare di sorprendersi per il sucitato “corrente asservimento dell’intellettualità di sinistra al renzismo”, non c’é nulla di strano nel fatto che questo sia lo status-quo, piuttosto è consequentia rerum!


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