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Della casta giornalistica, dopo la denuncia de “Il Fatto” il vero “scandalo” dei 22.000 giornalisti iscritti all’Odg Lazio.

Creato il 14 marzo 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

“I know I am making the choice most dangerous

to an artist in valuing life above art.”

(Rufus) James Agee

untitleddi Rina Brundu. Alcuni giorni fa, su “Il Fatto Quotidiano”, il giornale che fa la denuncia e ti consegna il colpevole chiavi in mano, è apparso un interessante articolo a firma Loredana Di Cesare. L’articolo riguardava le spese folli “senza pezze d’appoggio o non sufficientemente giustificate” dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio sulle quali il revisore Soren De Luca avrebbe chiesto delucidazioni e ricevute ricevendone in cambio sgarbata ironia quando non “insulti”, così almeno scrive Il Fatto. Per correttezza e completezza occorre aggiungere che l’articolo ha ricevuto invece (questo sì!) una sorta di smentita dallo stesso Presidente dell’ODG Lazio Paola Spadari, da Marco Conti (il Tesoriere) e da Giovan Battista Brunori (Presidente del Colleggio dei revisori dei conti), i quali hanno definito il pezzo “falso e privo di ogni fondamento”.

A dire il vero la “smentita” – nella sua evidente fretta di “smentire” – appare al lettore esterno come una implicita conferma di quanto scritto dalla giornalista, ma a mio avviso non è questo lo scandalo. Sempre a mio avviso lo scandalo non sono neppure “i caffè, tramezzini, cornetti e succhi di frutta” per 1100 Euro che chi-per-l’Odg Lazio sembra gradire (del resto dopo che ci siamo dovuti confrontare con le mutande verdi del governatore Cota e, di recente, con i gadget er*tici dei consiglieri altoatesini, l’unico appunto che si può fare alla Di Cesare è che il suo pezzo rischia di trasformare il giornalismo italiano nella Santa Maria Goretti della barca italica che affonda); e lo scandalo non sta neppure nei 90 Euro per una tuta antipioggia: dico io – coi tempi che corrono – vogliamo davvero mandarli in giro ignudi gli Woodward e i Bernstein che passa il nostro convento?

Lo scandalo – e qui fa davvero strano che quel quotidano rampante non lo sottolinei – sta nel fatto che il solo Odg Lazio rappresenterebbe 22MILA ISCRITTI! Ovvero, lo stesso numero di abitanti di una media cittadina della provincia italiana. Lo scandalo sta nel fatto che ognuno di questi 22000 (?????!!!) iscritti, versi a questo ente secondo me assolutamente obsoleto delle quote non si sa bene perché. Immagino sia per difenderne la figura professionale, garantirne la tutela etc etc etc…. ma io continuo a chiedermi: da cosa e quando? Dati alla mano il Lazio nel 2011 contava 5.732.000 abitanti, il che significa che questa regione ha un giornalista ogni 260 abitanti circa; domanda, ma dove scrivono questi signori? E dov’erano nella denuncia della corruzione politica che ha portato questo Paese allo sfascio e che si è idealmente materializzata proprio in quella terra per sua fortuna-sfortuna sede delle istituzioni importanti che dirimono sul destino della nazione?

Dov’erano? Probabilmente – come direbbe Sheldon Cooper – erano impegnati a comprare un portafoglio più grande con una taschina per la tessera OdG che fa molto “cool” e in alcuni sobborghi campagnoli (quelli più ritirati, esposti al sole bruciante che logora il neurone anche più resistente), impressiona ancora il general-populace. Perché la verità è che noi siamo senz’altro un popolo di “santi, poeti, navigatori”, ma nessuno poteva immaginare (ora finalmente lo “scoop” dell’ottimo giornale travaglico ce lo conferma), che siamo soprattutto un popolo di giornalisti-da-salotto, nell’anima. Certo lo status-quo non fa proprio equazione con la mia datata idea che giornalisti si nasce non si diventa, ma chi si contenta… si iscrive all’Ordine? Sempre meglio che lavorare? Braccia levate all’agricoltura? Diversamente da Marzullo mi faccio le domande ma non so darmi risposte.

Featured image, James Rufus Agee (Knoxville, 27 novembre 1909 – 16 maggio 1955) è stato uno scrittore, giornalista e critico cinematografico statunitense. È stato insignito di un Premio Pulitzer postumo nel 1957 per il romanzo autobiografico A Death in the Family. Nel marzo 2012 si è classificato primo in una speciale lista del Journalism Institute della New York University che tentava di mettere insieme i 100 giornalisti americani più validi degli ultimi cento anni. Picture source, la Rete.


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