Della problematica interazione con la violenza che ci circonda :-(

Da Minerva Jones
Mentre stiamo vivendo giornate appassionate per via dei risultati di votazioni amministrative e referendum, la parte politica che sta ricevendo batoste risponde a modo suo con reazioni violente, scomposte, brutali e offensive anziché articolare e giustificare le proprie (ahimè, difficilmente difendibili a qualsiasi osservatore esterno) soluzioni cui ci ha esposto da anni a questa parte. E noi, cittadini, ne siamo dentro - anche a un modello di relazioni che via via è divenuto sempre meno corretto, sempre meno d'ascolto e di dialogo e sempre più invettiva che mira ad annientare gli interlocutori indipendentemente dalla bontà o utilità collettiva potenziale di tutte le riflessioni che si potrebbero (e sarebbe necessario) sviluppare insieme.
Un problema che mi sta a cuore, proprio perché tendo a pensare che ciascuno abbia le proprie idee e che tutte siano legittime perché sviluppate a partire dalle proprie esperienze personali assolutamente uniche, è il rapporto con chi la vede diversamente da me - sia che si tratti di posizioni antitetiche, sia che si tratti di sfumature rispetto a posizioni considivisibili. Ed ecco qui il problema: perché la mia soluzione - che poi soluzione non è o almeno è ancora un tentativo irrisolto di soluzione - è sempre quello di dialogare a oltranza con tutti. Ingenuo e infantile, ma non ne conosco di migliori.
Se questa è un'impresa quasi impossibuile - ne convengo - con chi la pensa in modo radicamente opposto, la disperazione la provo quando sento persone a me simili per finalità, obiettivi, speranze, che vedo individuare soluzioni non percorribili, sempre a mio avviso (ci tengo a premettere che il mio punto di vista, essendo mio, è sempre relativo), in un contesto sociale in cui si condividono spazi, pensieri, parole e anche 'orizzonti di lotta comuni'. In qualche modo, il fatto di non cercare di trovare soluzioni comuni, di decidere di chiudere rapporti, di non rispondere e trincerarsi nel rifiuto del contronto, di spartire i territori come fossimo animali, di invocare leggi e tribunali a mediazione, mi sembrano tutte soluzioni parimenti terribili e che impoveriscono quello che gli esseri umani potrebbero essere e fare - se solo decidessero di stare dentro le situazioni e il dialogo pur con la fatica immane che un tentativo del genere comporta.
Mi sembra una fatica necessaria, se appunto si vuole vivere insieme, nello stesso spazio, nella stessa società. E' quando tale violenza accade, uno le energie le perde per difendersi, anziché per andare oltre 'insieme' cercando di mediare i punti di vista diversi. E la cosa che ancora più mi ferisce è sapere che le persone con cui si hanno queste relazioni contraddittorie che sfociano poi in reciproche violenze non sono di natura così - perché guardi quello che fanno e talvolta li senti incredibilmente vicini, dallo stesso 'lato della barricata'. E quindi la devastazione emotiva diventa ancora maggiore, perché ciò di cui ti rendi conto è che la colpa non è vostra, ma del sistema in cui hai sviluppato la tua (in)competenza relazionale - un sistema che agisce di volgarità, mediocrità, ipocrisia che sono entrate in noi e ci hanno distrutto (come dice un altro blogger) l'innocenza.
Io non ho proprio voglia di arrendermi a questo - ne sono arcistufa - e ben sento l'impotenza in qualsiasi tentativo, non è che non me ne renda conto. Ma sento ancora che è necessario provarci, ragion per cui non ho proprio più voglia di rispondere violenza alla violenza - neanche come autodifesa - a chi si lascia fregare la vita e l'immaginario da chi ci ha inquinato la potenzialità di buone e sane relazioni, di dialogo, di sentire comune. E quindi ci provo a oltranza, di nuovo, ancora - per quanto stupida possa sembrare. Sono stanca e demoralizzata, ma non voglio arrendermi al pensiero che chi ha subito violenza poi si senta in diritto di perpretarla ai danni degli altri, né che chi ci ha rubato quell'innocenza e reso vittime di quell'immaginario la faccia franca fregandoci ancora in questo modo - con le nostre stesse mani.
Quindi chiedo venia per le volte che ci sono cascata io stessa, e faccio due passi indietro nella speranza di riguardagnarli insieme. Ci credo davvero. Perché penso che non ci saranno sempre nuovi posti - nuovi territori, nuove relazioni - da abitare. E che è il momento di andare oltre i vaffanculo, la messa a tacere del dissenso, gli omocidi reali o di espressione verso gli interlocutori.
L'unica cosa che vi chiedo è di pensare a quanto ho scritto e dirmi il vostro punto di vista, ma per favore - svincolandoci dalle perversioni che appunto ci mortificano come esseri umani.
Non siete stanchi anche voi, come me, di queste? Perché tolgono tante, troppe energie e alla fine - sempre secondo me, non pretendo che quanto ho detto valga in assoluto o per tutti - tolgono senso alla vita. E se avete una soluzione migliore fatemela sapere. Perché io non la vedo.
Un abbraccio a tutti, ma proprio a tutti.

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