I tre quarti della mia vita sfuggono a una definizione fornita dalle azioni: il complesso delle mie velleità, dei miei desideri, persino dei miei progetti, resta vago ed evanescente quanto un fantasma. Il resto, la parte tangibile, più o meno autenticata dai fatti, si distingue poco più nettamente, e gli avvenimenti si susseguono nel modo confuso dei sogni. Mi son fatto una cronologia tutta mia, che è impossibile concordare con quella basata sulla fondazione di Roma, o sull'era delle Olimpiadi. Quindici anni sotto le armi son durati per me meno di una mattinata ad Atene; vi sono persone che ho frequentato tutta la vita e che non riconoscerò agli Inferi. I piani spaziali si sovrappongono anch'essi; l'Egitto e la valle di Tempe son vicinissimi, e non sempre sto a Tivoli quando ci sono.
Talora la mia vita mi appare banale al punto da non meritare non dico di scriverla, ma neppure di ripensarvi a lungo, e non è affatto più importante, neppure ai miei occhi, di quella del primo che capita. Talora mi sembra unica, e perciò appunto senza valore; inutile, perché è impossibile adeguarla all'esperienza comune. Nulla vale a spiegarmela: i miei vizi, le mie virtù, sono assolutamente insufficienti; vi riesce di più la mia gioia; ma a intervalli, senza continuità, e soprattutto senza un serio motivo.
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano.