Il panel su Vero e verosimile
I Delos Days 2013 sono ormai terminati. Causa impegni familiari/lavorativi io ho preso parte solo alla giornata di sabato e mi sono divertita molto, e a giudicare dai commenti degli altri è un peccato che per la maggior parte del tempo sia stata forzatamente assente.
Bigiati per stare con la famiglia la riunione dell’Associazione Delos e i giochi del venerdì mi sono concentrata sulla giornata di sabato, anche perché domenica ero in turno al lavoro. Una delle cose più belle di questi eventi è ritrovare persone che non si vedono da tempo o ce addirittura si conoscono solo via mail. Il bello di avere una redazione virtuale è che possiamo parteciparvi indipendentemente da quale sia la città in cui viviamo, il brutto è che le occasioni per vederci sono davvero poche. Non siamo mai stati tutti nella stessa località, e dubito che accadrà mai. Il grosso del gruppo abita a Milano o dintorni, anche se alcuni sono milanesi d’adozione, ma abbiamo anche una persona di Perugia (presente), due di Roma (una presente), una della Toscana (presente, anche se non c’è verso che io ricordi la città) e qualcun altro sparso anche in altri posti.
Maria Cristina Calabrese è stata bravissima nell’organizzazione, un vero vulcano di energie e sempre attenta a tutto, peccato solo che il suo ruolo l’abbia assorbita così tanto e le abbia impedito di seguire i vari panel. Giusto per non lasciarla all’asciutto io le ho mollato il mio bel malloppazzo da leggere, almeno nel viaggio in treno non si è annoiata perché aveva qualcosa da leggere. Va bene, probabilmente aveva già qualcosa da leggere, ma lei si era dichiarata interessata e visto che il mio faldone non mi serviva più glie l’ho messo in mano. Dieci pagine a interlinea singola, con solo qualche nome evidenziato giusto per non farmi perdere l’orientamento sulla pagina durante la mia conferenza, se non l’abbiamo uccisa ai Delos Days ed è sopravvissuta pure alla lettura direi che dimostra una resistenza sovrumana.
Con Emanuele Manco ho parlato un po’ ma lui era troppo assorbito dai quindicimila incontri che doveva moderare per dare davvero retta a qualcuno. Per fortuna è uno dei milanesi e ci sarà modo di vederci in seguito. Presenti – fra gli altri, visto che sicuramente dimenticherà qualcuno – Simona Ricci e marito (non solo in veste di marito devoto ma anche di appassionato di fumetti, comunque è bello vedere coppie così affiatate), Cristina Donati, Francesco Coppola, Bruno Bacelli (e dobbiamo vedere di coordinarci per il seminario di Baranzate, manca solo un mese), Chiara Codecà (perché ha portato così pochi disegni da mettere in mostra?), Franco Clun (io adoro la grafite, e Franco ha una mano straordinaria, provate un po’ a guardare: http://francoclun.deviantart.com/), Marina Lenti, Letizia Mirabile e Silvio Sosio. Dario Tonani continua a rivolgermi la parola anche se su anobii ho scritto di aver abbandonato il suo Mondo9 perché troppo pieno di sangue, segno di una classe che non tutti gli scrittori possiedono.
È stato un piacere conoscere di persona Nisana, o gattanisana che dir si voglia. Spesso ci si conosce solo via mail o via forum, è bello vedersi di persona anche se temo di non averle neppure chiesto il suo nome vero. Quello che so è che ha una bambina di due anni e che ha dovuto organizzarsi per lasciarla a non so quale parente a Pavia e venire ad ascoltarci. Se non è passione questa… e mi ha pure riempita di complimenti, cosa che al mio ego ha fatto un gran bene. Io, come gli altri, leggiamo e scriviamo perché ci divertiamo a farlo, e sentirci dire che quel che scriviamo è interessante è una bella soddisfazione. Ho in mente qualcosa su Robert Jordan, giusto per citare un argomento che a Nisana piace un pochetto. Il problema è vedere se riuscirò a trovare il tempo per scrivere.
Quello del tempo è il mio problema principale, sempre e comunque, per questo raramente prometto qualcosa. Almeno se poi non trovo il tempo non mi sento in colpa per aver deluso le aspettative.
E poi ho parlato chissà con quante altre persone di cui non so il nome, o le ho ascoltate parlare e non ho trovato il tempo (ancora questa cosa sfuggente) per andare a parlare con loro. Quando nella cena conclusiva ho detto che mi servirebbe una giratempo, però, le potteriane mi hanno ricordato che sono state tutte distrutte e mi hanno avvisata che con più tempo a disposizione troverei solo modo di aggiungere altri impegni e correrei come ora. A quanto pare non c’è soluzione.
Il programma di sabato è ovviamente iniziato con un panel di presentazione di tutte le testate del gruppo Delos, e visto che noi di FantasyMagazine siamo persone molto serie siamo pure riuscite a fare la ola al momento della presentazione di Emanuele. In tre.
Eccomi (per quel che si vede) mentre pontifico…
A seguire chiacchiere, mica si può sempre ascoltare panel altrimenti la testa parte del tutto. E poi bisogna pure fare gli scemi, altrimenti che gusto c’è? E poi un giro nel piccolo negozietto allestito apposta per la manifestazione non poteva mancare. Due anni fa avevo acquistato Dark Agnes, donna di spada di Robert E. Howard in vista di un articolo che avrei pubblicato qualche mese dopo nel quarto numero di Effemme. Stavolta ho dato uno sguardo per curiosità (in teoria anche due anni fa avrebbe dovuto essere solo uno sguardo), soprattutto sperando di imbattermi in L’arciere di Kerry di Lynn Flewelling, di cui ho sentito parlare un gran bene purtroppo anni dopo che era andato fuori catalogo. Il libro non c’era, altrimenti avrei dovuto andare a cercare un bancomat. Sono riuscita a uscire con i soldi appena sufficienti a pagarmi la cena, un pranzo leggero e un portachiavi con lo stemma di Casa Stark, e con le batterie della macchina fotografica scariche. E poi c’è chi non mi crede quando dico che sono stordita. Altrimenti magari un pensierino al set di quattro bicchierini con gli stemmi delle nobili case di Westeros, o alla tazza da the con lo stemma dei Targaryen per mio marito lo avrei pure fatto. Le maglie erano improponibili: dei Targaryen era rimasta solo la L, e mio marito è decisamente magro, e per bimbi non ne fanno perciò le mie bimbe, che avrebbero voluto la maglietta con il meta-lupo, si sarebbero trovate invece con un miniabito cascante. Volevo fare regali ma le circostanze hanno congiurato contro di me. Mi sono limitata al portachiavi perché costava poco e perché mi serviva davvero. Mica è fanatismo il mio, quello vecchio (con Winnie the Pooh) si era rotto un paio di mesi fa e me ne serviva uno per evitare che mio marito uscendo di casa prendesse le mie chiavi. Comunque, giusto per sicurezza mi sono fatta dare dalle ragazze l’indirizzo internet del loro negozio. In futuro potrei avere altre necessità, e devo sapere a chi rivolgermi… http://negozio.rofosdesign.com/
A mezzogiorno c’è stato il panel su Vero e verosimile. Moderava Emanuele, mentre gli ospiti erano Vittorio Catani, Luca Enoch, Stefano Vietti, Adriano Barone e Luca Tarenzi. Peccato non avessi pensato di portare la mia copia del Drago di ghiaccio di George R.R. Martin da far autografare a Luca Enoch, che è l’illustratore della versione italiana. Avevo già incontrato Enoch e Vietti al Salone del libro di Torino, ed erano stati disponibilissimi. Stavolta non mi sono fermata a parlare con loro, ogni volta che li ho incrociati erano impegnati in altre conversazioni e mi sembrava di rompere le scatole. Il panel è stato molto interessante, con punti di vista di persone di generazioni diverse e il duo comico Barone-Tarenzi davvero impagabile. Non li avevo mai visti in una presentazione, ma davvero sanno tenere vivo l’interesse del pubblico dando anche spunti di riflessione. Il discorso di Barone su quanto siano irreali i Reality Show credo non lo scorderà nessuno.
Alle 14,00 era in programma il mio incontro, George R.R. Martin e l’arte di fantasticare. Mi sa che l’effetto da pre-esame universitario non mi passerà mai, prima dell’incontro una tappa irrinunciabile è quella con il bagno. Avevo il mio bel testo, dieci pagine con interlinea singola e 43.700 caratteri. La prossima volta l’obiettivo diventa restare sotto i 40.000 caratteri, magari anche sotto i 38.000, visto che c’è stato tempo per una sola domanda prima che mi cacciassero fuori dalla sala per tempo scaduto. In parte ho parlato e in parte letto, evidentemente un testo scritto è fondamentale per non perdersi, con tanto di nomi evidenziati in grassetto e titoli sottolineati per orientarsi meglio in pagine così fitte. L’applauso l’ho ricevuto e non credo fosse di circostanza perché poi qualcuno è venuto di persona a congratularsi con me. Certo l’argomento era sentito, e penso che questo faccia una gran differenza.
Per chi non he venuto posto una piccola parte del mio intervento, poco più di mezza pagina (con uno spoiler da La regina dei draghi) dedicata al lavoro svolto da Martin per il suo primo adattamento televisivo per la serie Ai confini della realtà:
Martin ha raccontato alcune delle difficoltà incontrate durante l’adattamento del racconto di Roger Zelazny L’ultimo difensore di Camelot. Non solo i due sono amici, ma il neo sceneggiatore adora quella storia, così il suo primo intento è proteggerla e impedire che Hollywood la rovini cambiandola. La prima versione della sceneggiatura comprende un dialogo di ben venti minuti e l’eventuale film durerebbe un’ora e mezza, tempo che Martin non ha a disposizione. Così inizia a tagliare dialoghi e scene.
Un altro problema nasce quando il produttore Harvey Frand gli spiega che non possono girare il duello a cavallo davanti a Stonehenge perché, data l’impossibilità a recarsi sul luogo a girare la scena, i megaliti devono essere realizzati in cartapesta e se i cavalli vi galoppassero vicino li farebbero crollare. Nell’episodio possono esserci i cavalli oppure Stonehenge, ma non entrambi. Martin lascia la scelta a Zelazny, il quale opta per Stonehenge, e contemporaneamente impara una dura lezione sui limiti di tempo e di costi imposte dalle produzioni televisive. E se questo primo assaggio dei cambiamenti non desiderati necessari a realizzare un adattamento non fosse stato sufficiente, l’episodio incappa in un altro problema.
Ai confini della realtà è una serie che abbraccia più generi, dalla fantascienza alla fantasy, dalla storia psicologica alla commedia, ma che presenta sempre una persona comune che si viene a trovare in circostanze fuori dal comune. Il racconto di Zelazny è incentrato su Merlino, Morgana e Lancillotto, non su una persona comune, come fa notare uno dei responsabili del network bloccando i lavori quando è già in corso la fase di casting. La soluzione è quella di aggiungere la figura di Tom, personaggio assolutamente non necessario la cui unica funzione è quella di essere presente nella storia.
La realizzazione dell’episodio è anche funestata da uno spiacevole incidente. Durante un duello uno degli stuntman sbaglia un movimento e viene colpito davvero. Poiché non indossa l’elmo a farne le spese è una parte del suo naso. Dal ricordo di quest’episodio nasce la ferita di Tyrion nella Regina dei draghi, e nascono anche le continue discussioni con David Benioff e D.B. Weiss, i produttori della serie televisiva del Trono di spade, che per motivi espressivi lasciano gli attori a capo scoperto anche nelle fasi più concitate della battaglia.
Mentre io uscivo nella sala entravano Paolo Gulisano, Chiara Codecà e Bruno Bacelli per l’incontro Ho rivelato il mio cuore perché lo prendessero a fucilate incentrato su J.R.R. Tolkien. Mi sarebbe piaciuto sentirlo, ma in quel momento non ne avevo proprio le energie. Gli incontri, sia nella giornata di sabato che in quella di domenica, erano tanti e dedicati davvero a molti aspetti del fantastico. Io ne ho seguiti un altro paio, compresa la videoconferenza con Francesco Falconi e Licia Troisi, quindi ho partecipato alla cena conclusiva. Una bella giornata, davvero mi è spiaciuto non poter essere presente il giorno successivo. I commenti interessanti sono stati tanti e parlare con appassionati con cui di solito si è in contatto solo tramite internet, dare un volto ai nomi noti, è davvero un piacere. Spero riusciremo a organizzare qualcos’altro in giorni non troppo lontani.