Demetrio dai capelli verdi di Marco Mazzanti

Creato il 24 luglio 2012 da Zaffira01

TITOLO: Demetrio dai capelli verdi
AUTORE: Marco Mazzanti
CASA EDITRICE: Eiffel Edizioni
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2010
PAGINE: 283

Demetrio è un giovane molto particolare: ha i capelli verdi e una pelle diafana, tanto da avere striature azzurrognole quando viene colpito dalla luce del sole, e lentiggini che cambiano posizione a seconda del suo umore. Vive a Sòfiar, dove è il modello del pittore Joan Marcel. Ma chi è, in realtà, Demetrio, che non ha mai conosciuto i propri genitori, che non sa da dove viene, che non sa dare una spiegazione al suo aspetto nè ai suoi viaggi onirici, che lo portano in mondi dove lui non è mai stato e durante i quali apprende parole che non ha mai udito prima?
Una creatura pura e bellissima per chi lo ama, un fenomeno da baraccone per chi invece lo teme, per chi vede in lui soltanto un mostro con dell'erbaccia al posto dei capelli.
Demetrio è alla continua ricerca di se stesso e delle suo origini: il suo animo, fragile e puro come quello di un bambino, non può sopravvivere di più a Sofiar, non può essere spettatore della felicità del suo patrono con la ragazza su cui più volte il suo sguardo si è soffermato. E allora scappa, più lontano che può, finendo dopo varie vicissitudini in un convento di monache Romane, dove troverà suor Margherita e Dodo, ossia Fèdor, il di lei fratello, che gli offriranno la propria amicizia, ma anche personaggi a lui avversi, che non vedono di buon occhi la presenza tra quelle mura di quell'individuo tanto strano. Alla fine, Demetrio si ritroverà a fuggire nuovamente, ma con una nuova, preziosa consapevolezza di sè e delle sue origini.

Prima di tutto, devo ringraziare M.P.Black, che mi ha consigliato (e prestato) questo libro che credo di poter a buon diritto definire "bello". Aggettivo che in effetti di un libro non dice proprio niente, ma "Demetrio dai capelli verdi" è il tipo di storia che spinge il lettore ad andare avanti pagina dopo pagina, dopo pagina, senza mai fermarsi. Frasi del tipo " Finisco il capitolo, poi passo a fare altro", oppure " Beh, ma il capitolo seguente è corto, faccio anche quello", e " ma ormai sono arrivata qui, perché non andara avanti ancora un po'?" sono state all'ordine dell'ora, per me, durante la lettura. Praticamente non ho fatto altro per questi ultimi due giorni, ma non è stato assolutamente tempo sprecato.
Demetrio è un personaggio decisamente singolare, che si fa subito amico il lettore: sebbene ventiseienne, dimostra l'innocenza e, perché no, l'ingenuità di un bambino, soffrendo proprio come tale per il suo aspetto e per l'incapacità di poter condurre una vita normale, a causa della repulsione e dell'odio che suscita in molte persone. Di animo decisamente sensibile, è perennemente alla ricerca della verità sulle sue stranezze, vorrebbe sapere chi sono i suoi genitori, trovare un senso alla propria esistenza. E così il suo, seppur breve, viaggio nella Bulgaria della seconda metà dell'Ottocento si trasforma anche in un viaggio interiore, intimo.
Ho trovato molto ben caratterizzati anche gli altri personaggi, che nella prima parte sono Joan Marcel, il pittore, Annika, la sua serva e in disparte anche Roze, uno dei motivi della fuga di Demetrio, nella seconda parte, in cui non più di amore e sogni si parla, ma di solitudine e di speranze, suor Margherita e suo fratello, entrambi con una propria storia alle spalle.
Non si tratta propriamente di un romanzo fantasy, anche se la fantasia c'è e gioca il proprio ruolo, quanto piuttosto di un racconto, per l'appunto, di fantasia.

Non mancano, però, neppure i "peccato", che tuttavia non vanno a sminuire l'opera nel suo complesso, anche se abbassano un poco il giudizio.
Davvero peccato per l'editing, che non si è fatto vedere molto, facendomi pensare tra l'altro che la Eiffel Edizioni sia una casa editrice a pagamento ( congettura mia, però): le virgole, in più di una frase, sono messe davvero a casaccio, disturbando la lettura, in quanto vengono messe o dove non sono necessarie, o dove proprio non ci vanno, dando talvota alle frasi un ritmo rotto e quasi singhiozzante che, almeno a me, a disturbato un pochettino. Per fare qualcche esempio: lo shinta affondava per metà all'orizzonte, inondando i campi innevati e i boschi bigi di neve, in una marea di luce color pesca che, Demetrio, adorava e lo faceva sentire vivo come null'altro era in grado di fare;
alcune galline si rincorrevano nella corte del castello azzuffandosi per accaparrarsi il becchime che, una monaca, si dilettava a spargere (...),
solo per citare alcune frasi, in altre occasioni c'è la virgola tra soggetto e verbo, anche quando essi non sono separati da una subordinata, mentre altre volte ancora questi segni di punteggiatura mancano dove ce ne sarebbe bisogno.
Un'altra cosa che poi ho notato è stato l'uso talvolta errato dei tempi verbali: più volte Mazzanti ha usato il passato remoto per indicare due eventi distinti fra loro nel tempo: ad esempio, quando un personaggio ripensa ad una situazione passata, la rivive al passato remoto, che è il tempo della narrazione del libro, mentre invece avrebbe dovuto essere usato un trapassato, per dare l'idea dell'anteriorità: in questo modo, invece, eventi temporalmente distanti e distinti vengono posti sullo stesso piano temporale.
Un'altra finezza è quella riguardante i pronomi personali di terza persona singolare: quell'ella/ egli risultano ormai, alle orecchi di "noi moderni", un po' obsoleti, non siamo abituati ad usarli e quindi trovarli in un libro ci fa storgere il naso... Forse l'intento dell'autore era quello di elevare il registro linguistico, come rivelano anche alcuni vocaboli "altisonanti" che usa talvolta, ma dal momento che il livello è medio, questi tentativi il più delle volte stonano soltanto.
Ultimissima cosa, le ripetizioni: al di là del fatto che le caratteristiche di Demetrio vengano ripetute un sacco di volte, anche altri vocaboli si trovano più volte, anche tre, quattro, a distanza di poche righe, e il fatto che gli occhi del protagonista sono "resina del Baltico" viene ridetto troppo spesso: due volte a distanza di qualche capitolo sarebbe stato sufficiente per farlo capire al lettore.
E malgrado tutti questi difetti, che in altre occasioni avrebbero potuto far abbassare notevolmente il giudizio di un libro, di questo non me la sento se non di parlar bene. Ultimamente devo essere stata abbastanza fortunata, gli ultimi libri che ho recensito mi sono sempre piaciuti ... e io che aspettavo un libro da "spennare" e "demolire"... dovrò aspettare ancora un po', a quanto pare.
Insomma, posso dire che con questo volume, assieme ad una nuova casa editrice, ho scoperto anche un nuovo talento, che, statene sicuri, terrò d'occhio!

Se l'anima avesse un colore sarebbe lo stesso della pelle che veste il corpo o della chioma che copre il capo? Quanto può essere importante il colore della pelle o dei capelli di fronte a ciò che siamo e abbiamo dentro?
Demetrio ha i capelli verdi e la pelle tanto bianca da avere striature azzurre, ghirigori che cambiano disposizione a seconda di come lo baciano i raggi del sole e lentiggini che cambiano colore a seconda del suo umore. Demetrio ha un animo puro e giovane e, come tutti i suoi coetanei, sta crescendo cercando di capire qual è il senso della sua vita e del percorso che sta facendo.
Egli sa di essere diverso e non solo per il suo aspetto, e ciò rappresenterà sempre per lui quel peso gravoso che lo spingerà a intraprendere un lungo viaggio verso la scoperta di se stesso.
Chi è Demetrio? "Di giorno un uomo, di notte un albero. Unico esemplare di driade maschio".
dalla prefazione di Maria Rosaria Ferrara, scrittrice


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :