Titolo: Democracy
Titolo originale: Democracy
Autore: Joan Didion
Traduttore: Rossella Bernascone
Editore: Edizioni e/o
Data di uscita: 17 settembre 2014
Genere: Romanzo
pagine: 166
prezzo: 14, 50 €
Perché mi sono innamorata di Joan Didion? Sentite qui: «La luce dell’alba durante i test nel Pacifico era qualcosa da vedere… Il cielo era di un rosa che nessun pittore avrebbe potuto riprodurre». Così si apre il quarto libro della scrittrice americana, pubblicato per la prima volta nel 1984 in America. Voglio essere sincera con le persone che stanno leggendo questo post: dopo un approccio difficile con J. D., ora non posso più fare a meno di lei. L’immagine di un cielo rosa in un mondo impazzito e crudele, è una cosa che mi commuove e che probabilmente si apprezza soprattuto quando si rilegge.
Siete avvertiti: la sensazione che vi lascerà Democracy non sarà per nulla confortante. La Didion, come tutti i Grandi Autori, parla di cose brutte & scomode, che ci fanno paura e non vorremmo accadessero mai.
Però accadono. E allora, per non impazzire, bisogna tentare di capire.
Cosa c’entra tutto questo con la democrazia evocata dal titolo? Proviamo a cercare una spiegazione.
Ambientato tra Honolulu e il Sud-est asiatico Democracy copre un arco di tempo che va dagli anni ‘50 ai ’70, seguendo lo stile frammentato e non lineare di cui vi ho parlato in Diglielo da parte mia. Ci racconta un’America folle sullo sfondo della guerra in Vietnam, in cui le tragedie personali di Inez si intrecciano con la grande storia. Il folle padre di Inez uccide sua sorella e un deputato democratico, Wendell Omura; Jessie, la figlia, scappa a Saigon costringendo Inez a prendere una decisione drastica riguardo al suo matrimonio e alla storia con Jack e a riesaminare la propria coscienza.
Torniamo alla democrazia: per la Didion è una parola vacua dietro alla quale si
Forse la soluzione (utopica? Spero di no!) è nella scelta individuale: nel credere come Inez in una coscienza globale in cui tutti cerchiamo di applicare un pensiero democratico e ci adoperiamo per aiutare chi sta peggio di noi.
Il libro ha una struttura enigmatica, complessa. Insomma per leggere la Didion bisogna impegnarsi, tenere botta e collegare bene le sinapsi, entrare nel suo modo ‘scomposto’ di vedere le cose, ma in cambio vedrete sempre meravigliosi, infiniti cieli rosa sopra questo mondo fatto di virus letali e teste tagliate che a confronto (la favolosa serie) Walking Dead è una favoletta. O forse viviamo già in una puntata di Walking Dead?