Democrazia pignorata

Creato il 18 aprile 2012 da Einzige


cercare (probabilmente con successo) di riservare lacrime, sangue e sudore per quella fascia di popolazione che un tempo si definiva proletariato e che oggi, senza più la retorica delle grandi narrazioni, chiamiamo più prosaicamente 'morti di fame', è il fatto più vergognoso e infamante di cui l’attuale governo illegale si sta macchiando.
non bastava esser saliti sul piedistallo che fu dello sceicco di Arcore (per il quale non piangiamo una lacrime che è una) in maniera rocambolesca e allarmante per qualsiasi difensore del pantano costituzionale, ora- da quel pulpito- si cerca di far piovere pietre sulle teste delle fasce deboli. qualunque mente sana avrebbe qualche dubbio, perché c’è evidentemente qualcosa di sbagliato.
cercare di salvare il cuore stremato e sull’orlo dell’implosione del capitalismo- che ancora batte grazie alle magie finanziarie e alle trame di certi poteri forti- organismo piegato, svuotato e moribondo, nonché incoerente, cinico e sfruttatore, imponendo sacrifici solo a chi, quei sacrifici, (ovviamente) non se li può permettere, sa semplicemente di presa per il culo.
non basta ora né basterà mai un ritocchino cosmetico ai guadagni della casta per eccellenza- che sembra, più che altro, una vile sottigliezza morale per metterci tutti con l’anima in pace o- anche peggio- un superficiale, volgare annuncio propagandistico. sappiamo tutti che questo è solo un minimo aspetto del problema, un aspetto che è solo fumo negli occhi.
rianimare questo paese saccheggiando beatamente le tasche semi-vuote di chi, più che altro, questo paese, lo subisce finanziariamente, non è la soluzione.
la crisi in atto non è crisi umana e\o sociale. la crisi in atto è crisi del capitale. così come le conquiste di cui ci pavoneggiamo con tanta superficialità- conquiste in campo scientifico, economico, tecnologico, di certo non in campo umano- non sono conquiste degli uomini: parafrasando qualcuno molto più saggio di me: “sono solo cose”.
starsene in poltrona a sorseggiare coca-cola, scapicollarsi per andare in ufficio a guadagnare uno stipendio che si volatilizzerà in breve tempo, spendere e spandere e identificarsi con l’oggetto comprato, non ci guarirà né dalla crisi né dalla (individuale) infelicità.
se trovassimo un momento per fermarci e ragionare lucidamente e criticamente su quello che facciamo- ciò che occupa ogni singolo minuto delle nostre giornate, delle nostre vite- ci renderemmo tutti conto che si tratta di una follia, una stupidissima follia.

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