Eri quello della “carlinga e della fionda”
oggi sei il fattore, il sogno, il dono, il pane.
Uomo che dai cibo ai depressi, agli indifesi
a me poeta senza patria.
Ora mi genufletto alla tua opera feconda
dentro il paesaggio di Dio, tu Uomo sei l’artefice
più amato in questa Natura violenta e violentata.
Violenta perché l’hai violentata insensatamente.
Era un Eden di profumi e viole ciocche
ora è “Terra dei fuochi” di veleni e spartizioni.
Sia benedetta l’opera dell’Uomo, santificato
il sudore di quanto è degno il suo Lavoro
per vivere, produrre e amarti.
Poesia candidata al Premio internazionale di poesia Piccapane