Fonte : IL MESSAGGERO
James Eagan Holmes non parla. Ha chiesto un avvocato e si è chiuso nel silenzio. E si scopre che non aveva amici, e che i conoscenti o i vicini di casa di lui sapevano ben poco. Ma quel poco è coerente con l’immagine del bravo ragazzo molto studioso.
Il rettore dell’Università di California a Riverside, Timothy White, dove Holmes si era laureato con il massimo dei voti nel 2010, ha detto che il ragazzo «era accademicamente il top del top». White ha aggiunto che Holmes si stava specializzando «sulle scienze del comportamento». «E’ drammatico e ironico» ha aggiunto. Un vicino di casa dei genitori ha raccontato che, dopo la brillante laurea, il ragazzo non era riuscito a trovare lavoro, ed era rimasto a casa con i genitori, prima di essere ammesso al programma di dottorato in medicina a Denver, nel giugno del 2011. Nessuno finora ha saputo spiegare perché Holmes avesse deciso di abbandonare gli studi di specializzazione.
Si spera di capirne di più una volta che sarà possibile studiare il suo computer, che però è dentro l’appartamento pieno di esplosivo, che gli artificieri stanno tentando di ripulire. Di sicuro per ora si sa che dal mese di maggio aveva cominciato a comprare le armi che avrebbe poi usato per massacrare innocenti spettatori durante la proiezione dell’ultimo film della serie Batman, e che a giugno si era ritirato dall’università. La polizia dice che in poche settimane, Holmes era riuscito a comprare numerose armi e 6 mila proiettili.
La pagina su AdultFriendFinder è stata aperta il 4 luglio. Se sarà confermato che era sua, significa che il bravo ragazzo aveva oramai gettato alle ortiche il suo passato e voleva nuove emozioni. Continua
COMMENTO DELLA D.SA GRAZIOLI
Negli ultimi anni siamo stati tutti impotenti ed increduli spettatori di efferati ed incomprensibili delitti che hanno gli adolescenti per protagonisti.
Questi giovanissimi assassini, il cui numero negli ultimi anni è andato aumentando e l’età diminuendo , sono gli autori di delitti apparentemente privi di senso o di qualunque rabbia, passione o impulso che il nostro mondo adulto possa comprendere.
Sono ragazzi che compagni e conoscenti descrivono come “normali”,
“ uno come noi –dicono di loro- uno che faceva le cose che facciamo noi”.
Questi ragazzi perciò non sono dei disperati, senza casa, nè famiglia, cresciuti nel linguaggio della violenza, ma giovani come tanti con le giornate scandite dai tempi dello studio o del lavoro , della casa e del divertimento. crescere nella miseria, nella violenza, e nella disperazione ha, in ogni tempo , prodotto la svalorizzazione e il disprezzo della vita propria e altrui … Continua