Deporre le armi per vincere

Creato il 22 ottobre 2014 da Massimo Silvano Galli @msgdixit
Con questo articolo inauguriamo una nuova "rubrica nella rubrica". Con la collega psicologa Stella Morana siamo, infatti, stati invitati a diffondere il "verbo della mediazione" in quel del territorio siciliano, attraverso il magazine "30 Giorni News".  Circa uyna volta al mese pubblicheremo quindi, anche su questo blog, i nostri articoli, ancora una volta cercando di circumnavigare il territorio dell'Amore alla fine dell'Amore.
121. È il numero delle donne ammazzate solo lo scorso anno da qualcuno che diceva di amarle. Omicidi che superano di gran lunga quelli della criminalità organizzata. Se a questi aggiungiamo il fenomeno contraltare delle donne che utilizzano false denunce di abusi e maltrattamenti (8 su 10 secondo le statistiche si rivelano infondati) per ottenere vantaggi dalla separazione, ci possiamo facilmente rendere conto che i rapporti di coppia rischiano di somigliare più a una guerra che a quell'idillio da "baci perugina" con cui il marketing incita al consumo.
A queste notizie di amori maledetti, quasi mai giornali e televisioni aggiungono, con altrettanta solerzia, i possibili rimedi affinché questa distorta cultura possa essere curata, anzitutto palesando le ricadute che la scelta della separazione ha sui partner e sugli eventuali figli della coppia. Non tanto per fare del gratuito pietismo o sollevazioni antidivorziste (per carità!), bensì per allertare i tanti uomini e donne in procinto di disgiungere il legame coniugale (sia esso celebrato che di fatto), dei pericoli di questa operazione, laddove non la si affronti con attenzione e consapevolezza. Ecco, forse la mediazione familiare, questa disciplina ancora misconosciuta che in questa rubrica ci proponiamo di condividere e divulgare, può essere così brevemente tradotta: un percorso per evitare i pericoli che sempre si annidano in ogni separazione.
Non occorre essere scienziati per comprendere la delicatezza di una cotale esperienza, ma se non bastasse il buon senso, sono ormai centinaia le ricerche scientifiche che dimostrano, da vari punti di osservazione, quanto la separazione coniugale rappresenti per tutta la famiglia un momento di grande destabilizzazione, in cui ogni precedente equilibrio tende a rompersi (e, spesso, si rompe) e ci si ritrova spogli degli abituali punti di riferimento, con l’urgenza di fronteggiare al meglio gli inevitabili cambiamenti. Rabbia, sofferenza, frustrazione, disistima, senso di smarrimento, sono solo alcuni dei sentimenti che i partner devono gestire quando si rendono conto che la loro storia d’amore sta chiudendo i battenti e la scritta "The End" si affaccia sulla scena. È il momento in cui l'amore finito rischia di lasciare il posto a un rancore profondo per l’Altro che, da amato, diventa il solo responsabile di tutte le mie iatture, il nemico contro il quale intraprendere una guerra per "fargliela pagare cara". Quanti avranno sentito dire o, loro malgrado, hanno vissuto, una situazione come questa: una sorta di cappio che intrappola coloro che un tempo si erano amati e scatena una rabbia a volte così soffocante da ostacolarli nel compito più importante che li attende: tornare ad amare e a vivere serenamente, sopratutto laddove da questo amore che fu è nato un figlio, sua testimonianza perenne, che non per questo deve essere svilito o usato come arma per infierire sull'Altro.
La mediazione familiare, con i suoi lunghi anni di ricerche e esperienze, ci dice che tutto questo si può evitare e che proprio loro, i coniugi, sono la risorsa vincente capace di trasformare una battaglia distruttiva in un'occasione evolutiva, anzitutto deponendo le armi per vincere questa strana guerra che -appunto- trova il successo laddove si dispone a non cercare di sconfiggere l'Altro, risolvendo, così, nel migliore dei modi la disputa. Ma bisogna stare vicino a questi uomini e queste donne, affinché non affrontino da soli questa importunate svolta della loro vita, correndo il rischio di logorarsi nel luogo comune del "si slavi chi può".
È dunque in questa cornice che si inserisce il lavoro del mediatore familiare, un professionista che aiuta la coppia a salvarsi reciprocamente, a “venirsi incontro dialogando”, trovando da sé un modo efficace per riorganizzare al meglio le relazioni familiari, garantendo il proprio benessere e, soprattutto, quello degli eventuali figli coinvolti. Perché, certo si può smettere di essere marito e moglie, ma non si può (non si dovrebbe) smettere di essere padre e madre dei propri figli.
In questa rubrica cercheremo, puntata dopo puntata, di raccontarvi cos'è questa mediazione, chi è e cosa fa il mediatore e perché la sua funzione può essere oggi tanto importante.

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