Depressione: gli ingredienti cognitivi.

Da Psytornello @psytornello

Se è vero che la depressione può distorcere le percezioni è anche vero che alcune percezioni distorte possono causare la depressione. Analizziamo insieme sistemi di credenze e schemi di pensiero che, in determinati contesti, possono rivelarsi dannosi.

  • Ciò che pensiamo e il modo in cui pensiamo, generalmente, rappresentano il fattore più importante nel creare e mantenere la depressione. D’altronde, le scelte di vita derivano dalle nostre percezioni, giuste o sbagliate che siano.
  • Esistono errori di pensiero e distorsioni cognitive che possono alimentare la depressione. Solo comprendendo che non è opportuno accettare come valido tutto ciò che fluttua nella mente, potremo essere più selettivi rispetto agli elementi da prendere in considerazione.
  • Il pensiero del “tutto o nulla” è la tendenza a dare interpretazioni estreme e non realistiche delle esperienze. Un esempio è quello di qualcuno che pensa: “Devo essere un idiota perché ho preso 28 a un esame“.
  • Con l’ipergeneralizzazione invece, si utilizza una singola esperienza per rappresentare un’intera classe di esperienze, come quando qualcuno pensa: “Non ci si può fidare di nessuno che abbia una posizione di autorità“.
  • Il “filtro mentale” è la percezione distorta tramite cui ci si concentra su un aspetto dell’esperienza escludendo altri dettagli importanti. Ad esempio: “Ha disdetto l’incontro perché ce l’ha con me. Certo, ha detto di star male, lo sentivo tossire e starnutire, però sono sicuro che non volesse vedermi…“.
  • L’eliminazione del positivo è la tendenza a rifiutare o sottovalutare gli input positivi provenienti dagli altri. Per esempio: “Ho fatto un pessimo lavoro, alcuni lo hanno valutato solo “buono”, invece di “ottimo“.
  • Saltare alle conclusioni prevede di considerare solo una parte di informazione e completarla con pensieri personali, che potrebbero condurre a conclusioni non sostenute da dati di fatto. Un esempio è qualcuno che pensi: “Non mi ha richiamato perché non voleva affrontare la situazione“.
  • Esagerare o minimizzare significa esasperare gli elementi negativi o togliere importanza ai positivi. Un esempio: “Mi si è rotta la macchina. Non ce la farò mai ad andare avanti economicamente“, oppure: “Certo, ho avuto una promozione e un aumento, ma la luce del mio ufficio funziona ancora male, e la cosa mi dà fastidio“.
  • Il ragionamento emotivo è l’uso dei sentimenti come unica base per interpretare l’esperienza (come se i sentimenti riflettessero sempre accuratamente la realtà delle cose). Un esempio è quello di qualcuno che pensa: “Sento di non piacere a nessuno. Quindi, perché questa persona è gentile con me se non le piaccio?“.
  • Le affermazioni basate sul “dovrei” riflettono gli schemi di pensiero tipici dell’iper responsabilizzazione che portano al senso di colpa, alla vergogna e all’autocritica. Imparare a definire chiaramente quali sono le proprie responsabilità aiuterà a sentirsi meno schiacciato dalle aspettative altrui.
  • L’etichettamento indica la tendenza a etichettare un’esperienza per poi agire in base all’etichetta invece che all’esperienza in sé. Ma le etichette possono diventare trappole. E così, chi si etichetta ad esempio come “perdente” perché è stato lasciato dalla fidanzata, crea una percezione negativa delle sue sue relazioni con le donne in generale. Questa è una realtà distorta, perché la rottura è avvenuta solo con una specifica donna. Ma anche nel caso di una serie di relazioni fallimentari, il problema non sarebbe la nella persona, ma nel modo in cui sceglie le donne e stabilisce relazioni con loro. Una persona in queste condizioni può aver bisogno di aiuto per migliorare le proprie abilità sociali, ma non perché è un “perdente”. Le etichette dunque fissano il comportamento, rendendo più difficile il cambiamento. Facciamo attenzione alle etichette che applichiamo a noi stessi!
  • Personalizzare significa considerare in termini personali cose che non sono affatto personali. Ad esempio è possibile concludere che qualcuno ha fatto qualcosa per ferirci, senza aver considerato obiettivamente se quello che avviene è in qualche modo collegato davvero a noi. Prima di reagire è bene chiedere: questo il più delle volte ci permetterà di trovare motivi. per ciò che accade, che non ci vedano al centro della spiegazione.

In conclusione, è vero che la depressione può distorcere le percezioni ma è anche vero che le percezioni distorte possono causare la depressione. Un percorso psicologico può aiutare a diventare più obiettivi per compensare il fatto che non siamo esseri intrinsecamente razionali. Imparare a monitorare e correggere i propri pensieri e le proprie convinzioni è essenziale per rompere gli schemi della depressione e per prevenire altri episodi. Noi non siamo i nostri pensieri, i nostri sentimenti, il nostro passato. Non siamo riconducibili a una sola componente. Dobbiamo riconoscere i limiti delle percezioni e dei sentimenti e imparare a scegliere quando seguirli e quando metterli da parte. Questa è l’essenza dell’intelligenza emotiva.

Fonte:

Yapko Michael D. (2002), Rompere gli schemi della depressione, Milano -Ponte alle Grazie.


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