Derek Walcott – Mappa del nuovo mondo

Creato il 04 settembre 2012 da Temperamente

“ Le vere biografie dei poeti sono come quelle degli uccelli, i dati veri vanno ricercati nei suoni che emettono. La biografia di un poeta è nelle sue vocali e sibilanti, nella sua metrica, nelle rime e nelle metafore. ”, è questa la frase cardine del saggio introduttivo di Brodskij che si pone come bussola di questa Mappa poetica suggerendoci quali siano i punti cardinali su cui concentrarci. Il ritratto di Walcott, però, è tutto contenuto in questi versi: “Io sono solamente un negro rosso che ama il mare, / ho avuto una buona istruzione coloniale / ho in me dell’olandese, del negro e dell’inglese / sono nessuno o sono una nazione.”; sangue inglese, sangue caraibico e sangue olandese ai quali corrisponde una pluralità di lingue: l’inglese, l’olandese, lo swahili e l’hindi, data la frequentazione dell’ Università delle Indie occidentali dove il poeta si laureò. Il disorientamento è immediato, il poeta è ciò che in fondo è la poesia: dissolvenza e scomposizione; una poesia che ha l’acqua come elemento primario, mai l’acqua dolce, sempre l’acqua salata: il mare. Questa piccola raccolta è abitata da una folta flora marina, che quasi ricorda quella della barriera corallina, e da una ricca fauna ittica che è metonimia e metafora del mondo, degli uomini e di un tenacemente cercato, invocato ed amato dio. Se “Solo il dolore, il dolore è vero” esso abita prima di tutto le cose piccole, torcendole e deformandole fino a farle rantolare-cantare sullo sfondo di un’altra “mappa”, quella della creazione; sono i pesci una delle figure che incarnano questo “dolore” che rimane a bruciare e ad asciugarsi sulle pietre come nel metodo di conservazione dell’essiccatura, trafitti dalla mano dell’uomo e dal suo libero arbitrio. Sotto questa luce è proprio questa l’immagine più bella del libro: “ E vidi Dio / come una cernia arpionata , sanguinante…” talmente icastica che sembra di vedere la salvezza umana inchiodata da un arpione ad uno scoglio, dove s’infrangono le onde, costretta a imbarcare sale nelle branchie per soffrire di più o per disinfettarsi. Il nord e il sud della Mappa del nuovo mondo sono il dolore e la vita, una straripante vita che emerge anche negli scenari più desolati e che non si rassegna perché il nucleo del nuovo mondo forse è proprio quello del vecchio: l’amore per il quotidiano, per le cose semplici come “il pane” e “il vino”, quell’amore che dona nella misura in cui può togliere ma che non per questo va rifiutato ma anzi, vissuto a pieno: “Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io. / Offri vino. Offri pane. / Rendi il cuore a se stesso, / allo straniero che ti ha amato / per tutta la tua vita” . Questa poesia odora di “carbone e arance”: la bruciatura contro l’asprezza; la pelle morta che cade e spoglia corpo e lingua disfacendosi come una muta per aderire alla vita sotterranea che vive in ogni organismo terrestre, una musica a cui l’uomo contemporaneo ha chiuso l’orecchio al contrario del poeta: “Se ascolto posso udire il polipo al lavoro, / il silenzio infranto da due onde del mare. ”. Allora questo è un libro che insegna a difendere la gioia che abbiamo sotto gli occhi e batte nei cuori più piccoli delle cose viventi e non viventi, animate e inanimate; una gioia che va riscoperta e alimentata come una “felce da coltivare nella roccia nera”. Perché forse è proprio il poeta, vuole dirci Walcott, l’ultimo guerriero che ha “per sole armi la poesia / e le lance delle palme /e lo scudo splendente del mare” e deve continuare a lottare per ricordare ai propri fratelli che la vita è lì, semplicemente “in tavola”.

Alessandro Vetuli

Derek Walcott, Mappa del nuovo mondo, Piccola Biblioteca Adelphi, pp. 168, euro 10,20


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