Derentò di Andrea De Simeis: 800 storie del sacco di Otranto

Creato il 10 luglio 2014 da Ilovegreen @ilovegreen_blog

Andrea De Simeis è un giovane salentino appassionato di carta e calcografia,  è un maestro cartaio e incisore, membro fondatore del gruppo Cubiarte.
A partire dall’approfondita conoscenza della tradizione dei maestri cartai giapponesi, Andrea ha riavviato nel Salento un laboratorio per la produzione della carta antica, utilizzando, tra le altre, le fibre di una pianta molto comune nel bacino del Mediterraneo: il fico comune (Ficus carica).  A fine lavorazione, i fogli di pura cellulosa, si adattano perfettamente a accogliere il segno grafico dell’antica arte della stampa calcografica.

Il suo ultimo progetto si chiama Derentò, dal nome con cui i paesi della Grecìa Salentina, una piccola comunità ellofona al centro del Salento, di cui De Simeis è originario, designavano la vicina Otranto.  L’artista salentino, racconta attraverso le sue incisioni i fatti che coinvolsero le città di Costantinopoli e Otranto nel XV secolo, tra il 1453  e il 1480: il gran progetto di turchizzazione di Maometto II,  la conquista di Costantinopoli, il sacco di Otranto.  Molteplici e determinanti sono i riflessi di quest’arco di storia sulla Grecìa che l’artista ritrova nei racconti della nonna, degli anziani del suo paese e nella letteratura.
Derentò è in mostra nelle sale del Castello di Corigliano d’Otranto (Lecce),  dal 5 luglio all’11 settembre, un percorso espositivo raccontato da oltre cinquanta teche di incisioni originali da matrice in rame, stampate al torchio a stella con tecniche originali del XII – XIX sec. della calcografia, tirate su carte vergate a mano, in fibra di moracee, con tecniche degli opifici orientali del VII sec. e tecniche medioevali.

Le opere sono distribuite in quattro spazi. Il primo riguarda gli anni 1451 – 1480 e accoglie 11 opere relative alle cronache del Bey ottomano Tursun, in cui si mette in relazione il tragico destino di Costantinopoli con quello di Otranto. Nel secondo spazio relativo al 1480 – 1481 si trova il racconto illustrato del sacco di Otranto per mano del luogotenente Ahmed Ghedik Pascià, ispirato all’opera letteraria di Don Grazio Gianfreda. Il terzo ospita una serie di incisioni accompagnate da testi di autori locali, quali Rina Durante, Maria Corti, Giuseppe De Dominicis e infine l’ultimo spazio è quello del Martirologio, 16 grandi teche con gli ottocento ritratti di invenzione dei martiri idruntini.

Il progetto si arricchisce dell’antica disciplina orafa, stretta parente della stampa d’arte antica; Il maestro Bruno Micolano fonde l’argento sulle matrici incise di De Simeis e conia pregiati gioielli per creazioni uniche nel loro genere. Per chi fosse nel Salento o abbia programmato un giro da quelle parti per le prossime vacanze,  Derentò e la splendida cornice del Castello di Corigliano d’Otranto, sono un appuntamento da non perdere, un’occasione per approfondire la conoscenza del territorio che non è solo mare e  assolate spiagge bianche, ma crocevia di culture e tradizioni.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :