Narra una leggenda nordica:
"I taglialegna nelle foreste di pini, abeti e larici del Nord erano soliti lavorare in solitudine quando abbattevano e sfrondavano alberi con la loro accetta. E bevevano, naturalmente, nelle brevi giornate di bianco gelo: caffè, schnaps.. E a volte appariva Huldra.Huldra era una creatura di squisita bellezza, delicata, ammaliante e irresistibile. Capitava che, al vederla, un taglialegna lasciasse cadere l'accetta e si mettesse a seguire il richiamo del suo sorriso, addentrandosi nel folto della foresta. Non appena le arrivava vicino, Huldra gli voltava le spalle.. e svaniva. Distolto il viso sorridente , non c'era più nulla: la creatura non aveva un dietro, oppure la sua schiena era invisibile.E il taglialegna, attirato troppo addentro la foresta, incapace di ritrovare i segni familiari per ritornare alla radura, perdeva l'orientamento e moriva congelato."
Questo mito viene raccontato da James Hillman per spiegare l'immaterialità del mito ovvero per descrivere l'invisibile. Per usare le sue parole: "I miti scivolano nell'invisibile. Mostrano un viso ammaliatore, ma ciò che hanno dietro, quando li scrutiamo da vicino, svanisce. Non c'è più niente. Siamo smarriti nella foresta.".Il mito è quindi un ponte, un ponte tra visibile e l'invisibile.Non è l'unico. Secondo lo psicologo, altri ponti sono la matematica (le equazioni) e la musica (uno spartito musicale). Ci sarebbe anche il misticismo, tuttavia essi fanno concidere il visibile con l'invisibile, sapendo che non c'è differenza (l'invisibile è il supporto del visibile) e quindi nemmeno un ponte.
Per concludere: "Forse Huldra, che svanisce confondendosi con la foresta è il mito personificato, la verità di fondo del mito catturata in un unica immagine poetica."
Fonte: - James Hillman, "Il Codice dell'Anima", Adelphi ed.