Destinazione Singapore

Da Angelozinna

Arrivo sempre presto, troppo presto, agli aeroporti. Se l’ora consigliata e` due ore prima della partenza, io quattro ore prima sono li, non tanto per paura di fare tardi, ma piu` perche` mi piace aspettare, vedere chi va e chi viene, sognare cosa trovero` a destinazione. Questa volta pero`, devo ammetterlo, ho esagerato. Il mio volo da Auckland a Melbourne, in cui avrei fatto scalo per Singapore aveva un orario di partenza previsto per le 6.40 di mattina, io alle 10 di sera del giorno prima ero li, pronto a una notte insonne in attesa del mio improvvisato ritorno in Asia. All’apertura dell’check-in mi presento per primo al banco zaino in spalla e sorriso in faccia, per sentirmi dire “Ma un visto per entrare in Australia ce l’hai?”, “No,devo stare un ora all’aeroporto per cambiare aereo, sono solo di passaggio..” ho risposto, “Non posso farti passare senza visto, mi dispiace”. Che cazzo. Panico, occhi lucidi. “Ho vissuto un anno in Australia e ora non posso stare un ora in aeroporto?”, “No.”.

L’unica soluzione apparentemente era di aspettare l’apertura del banco per il servizio clienti della Pacific Blue, alle 5.30, chiedere un visto, e sperare nel suo arrivo nei venti minuti successivi, prima della chiusura del check-in, alle 5.50. Alle 5.15 ero fermo, sudato, ad aspettare davanti a uno sportello chiuso. Alle 5.20 ho iniziato a tremare. Alle 5.30 il banco era ancora chiuso. Alle 5.32, con estrema calma, la ragazza che avrebbe dovuto salvarmi e` arrivata, ha posato la borsa, la giacca, e prima che potesse mettersi a sedere gli ho urlato educatamente “Ho bisogno di un visto..ora!”. Alle 5.35 la richiesta era inviata. Alle 5.36 ero di nuovo al check-in, ma il visto era non arrivato/non accettato. Ormai sul punto di piangere continuavo a chiedere alla ragazza di fronte al computer “E` arrivato?”, “E adesso?”, “Ora?”,”Ora?”,”Ora?E` arrivato?”, ricevendo in risposta un “No”,”No”,”No”,”No”,e “Lasciami in pace, se arriva te lo dico”.

Alle 5.49, ormai alla ricerca di un qualcosa di affilato per tagliarmi le vene, ho udito una voce angelica dirmi “Oh, eccolo, dammi lo zaino, e vai al gate 16..corri!”. E cosi` ho corso, piu` veloce del vento, fino a raggiungere le bellissime hostess ferme davanti all’ingresso dell’aereo ad aspettarmi a braccia aperte. Ce l’avevo fatta, per un pelo.

Un po` per colpa mia, un po` per un problema tecnico l’aereo e` partito con un ora di ritardo, e mi sono trovato di conseguenza ad essere in ritardo ancora, per il volo successivo, Melbourne – Singapore. Come se cio` non bastasse a farmi lentamente risalire l’ansia lungo la schiena, all’arrivo una voce stridula proveniente dagli altoparlanti comunica un ulteriore ritardo nella consegna bagagli. All’arrivo del mio zaino, un’ora e qualcosa prima del mio prossimo volo, ricomincia la corsa contro il tempo, che ovviamente finisce dopo pochi metri, nel momento in cui gli ispettori della dogana vedono arrivare uno zaino con una serie di funghi “magici” dipinti sopra, pensando bene di bloccare il presunto narcotrafficante, ossia il sottoscritto, per una simpatico interrogatorio con una serie di domande del tipo “Chi sei?Dove vai?Che ci fai qui?Che ci fai li?”, alle quali neanche io so dare risposta, condito da sguinzagliamento di cani affamati di droghe delle quali purtroppo per loro ero sprovvisto. Io, sul punto di perdere il mio volo per la seconda volta in poche ore, avevo raggiunto un livello di disperazione che neanche la minaccia di un’ispezione anale avrebbe potuto far aumentare. Alla fine mi hanno liberato, e con uno scatto da fare invidia a Forrest Gump ho raggiunto il tabellone delle partenze. “Il volo DJ007 per Singapore e` in ritarto di tre ore, ci scusiamo per il disagio” diceva una scritta luminosa. Per lo meno non potevo perderlo.

Arrivato a Singapore ho aspettato per quaranta minuti l’autobus per il centro, dove finalmente ho trovato un letto dove stenderele ossa. In una trentina di ore sono arrivato in Australia dall’Italia, comprendendo attese in aeroporto e scali, questa volta ce ne sono volute soltanto ventinove, per un quinto della distanza, forse meno, niente male. Ma adesso arriva il bello, Singapore – Bangkok overland, una milionata di chilometri di strade scassate, su altrettanti autobus dalle fattezze poco rassicuranti. E questa e` solo una vacanza.



Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :